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Conferenza sul modernismo di Giovanni Paolo II Simposio sulla Pascendi, novembre 2007
di don Patrick de la Rocque
Dire che il modernismo denunciato dalla Pascendi non è mai stato così presente come sotto Giovanni Paolo II, può sembrare severo. E tuttavia si tratta solo di un eufemismo, per chi conosca anche solo un po’ il pensiero e l’insegnamento del defunto papa. In effetti, se come definizione fondamentale del modernismo accettiamo quella che dà San Pio X, e cioè l’immanenza vitale che lo caratterizza, si deve riconoscere in Giovanni Paolo II un papa profondamente modernista. Nessun papa ha insegnato l’immanenza vitale come lui. Mi sembra di poter affermare – senza pretendere di dimostrarlo qui – che questa immanenza vitale sia stata la fonte alla quale si è alimentato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II. In ogni caso, sulla base di un tale criterio i ventisette anni del suo pontificato presentano un considerevole coerenza.
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di Don Mauro Tranquillo
De toto mundo unus Petrus eligitur qui et universarum gentium vocationi et omnibus Apostolis cunctisque Ecclesiae Patribus praeponatur ut quamvis in populo Dei multi Sacerdotes sint multique pastores omnes tamen proprie regat Petrus quos principaliter regit et Christus.
«Da tutto il mondo il solo Pietro è scelto per essere preposto alla vocazione di tutte la genti e a tutti gli Apostoli e Padri della Chiesa, cosicché, benché nel popolo di Dio vi siano molti Sacerdoti e molti pastori, tuttavia Pietro governi con potere proprio tutti quelli che in primo luogo governa anche il Cristo». (San Leone Magno, dal Sermone IV, 29 sett. 444)
Analisi del terzo capitolo di Lumen Gentium, nn. 18-23 e della Nota Praevia
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Da lungo tempo non manchiamo di denunciare gli errori del Concilio Vaticano II e dei testi successivi pubblicati dagli stessi Pontefici, e certo non è mancato chi ha rimproverato la Fraternità San Pio X o lo stesso Mons. Lefebvre di ergersi a giudice del Magistero o del Papa stesso. Lungi da noi un simile atteggiamento, abbiamo sempre fondato i nostri attacchi alle nuove dottrine sui documenti del Magistero dei Papi, presentando le difficoltà che nascono dal confronto dei testi del Magistero di un tempo con quelli usciti dal Concilio e dal post-Concilio, difficoltà che arrivano in alcuni punti a insolubili contraddizioni.
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L’ultimo libro di Benedetto XVI Luce del Mondo, (Libreria Editrice Vaticana) frutto di un’intervista concessa al giornalista, Peeter Seewald, suscita numerosi interrogativi. Primo fra tutti l’opportunità per un Pontefice di esprimersi non come pastore universale della Chiesa per trasmettere il deposito rivelato, ma da semplice persona privata, con opinioni quindi discutibili e, nel nostro caso, spesso sorprendenti. Un libro intervista infatti, come il Papa stesso afferma (Luce del mondo, p. 23, 24; p. 233), non gioisce affatto del carisma dell’infallibilità che preserva dagli errori e garantisce i fedeli di un insegnamento veramente cattolico senza dare adito ad ambiguità ed errori.
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“Il disonore inflitto a Gesù Cristo” (…….)
La visita che Giovanni Paolo II ha fatto domenica 13 aprile 1986 alla Sinagoga di Roma non aveva ancora avuto luogo quando Mons. Lefebvre, rivolgendosi ai seminaristi ed ai fedeli ad Écône nel santo giorno di Pasqua, esprimeva quanto quel passo gli sembrasse di una gravità estrema.
Appoggiandosi a tutta la Tradizione della Chiesa e citando degli articoli del Diritto Canonico che hanno condannato espressamente una tale eventualità, Mons. Lefebvre ha sottolineato il dilemma davanti al quale si troverebbe non solo egli stesso, ma la totalità dei cattolici. In che modo il Papa, cui Nostro Signore Gesù Cristo ha promesso il sostegno nella Fede, può nonostante ciò unirsi alla preghiera di coloro che respingono la divinità di Nostro Signore?
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Pubblichiamo una lettera di Mons. Lefebvre al Papa, letta da lui stesso ai seminaristi nella conferenza spirituale ad Ecȏne del 25 maggio 1983. Essa conserva tutta la sua attualità ed esprime le ragioni profonde della battaglia della Fraternità Sacerdotale San Pio X per la fede.
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Perché le consacrazioni del 1988? Fu il 29 giugno 1987, a Ėcône, che Mons. Lefebvre annunciò pubblicamente la sua decisione di dotarsi di successori che avrebbero garantito la perennità della sua opera di Chiesa: trasmettere, in tutta la sua purezza dottrinale e nella sua carità missionaria, il sacerdozio cattolico.
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Conferenza di Mons. Lefebvre, 1987:
Le tappe di una battaglia
La Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata fondata ufficialmente nel 1970.Per quelli che non ne conoscono bene la storia, è senz’altro utile ricordarne le tappe principali, nel momento in cui, nelle circostanze che conosciamo, noi ci sforziamo di continuare e sviluppare ciò che la Provvidenza ci ha dato di fare.
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Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.
Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite.