La mentalità laicista vorrebbe relegare i valori cristiani nella riserva dei punti di vista personali. Ma non ha lo stesso atteggiamento di fronte ad altri modi pensare. In futuro, sarà sempre più centrale questa distinzione fra “privato” e “pubblico”.

 

Lo so. Quando si parla di pubblico e privato, si va sempre a finire in discorsi complicati. Vorrei però mettere a confronto due circostanze diverse e solo apparentemente slegate fra di loro. Una che riguarda l’obiezione di coscienza e l’altra una performance dal titolo “Sodomia d’artista” contro l’omofobia.

L’obiezione, in particolare alla 194, è in questo periodo nuovamente attaccata come un qualcosa di non proprio giusto. In un recente articolo apparso su Micromega il 3 giugno, l’obiezione viene definita un “diritto di prepotenza contro il diritto di tutela della donna alla maternità voluta e responsabile”.

Nello stesso articolo, non si fa mai, nemmeno una volta, menzione al motivo per cui si obietta: l’uccisione di un innocente. Taciuto questo piccolo dettaglio, l’obiettore diventa un rompiscatole, irrazionalmente arroccato su posizioni integraliste, uno che è meglio non incontrare al cambio turno. Soprattutto diventa un atomo asociale e pericoloso, perché sulla base di alcune sue convinzioni private può causare un problema pubblico di salute. L’articolo chiaramente ripiega sulle situazioni limite, sul numero di obiettori in crescita e che non farebbero il loro dovere di medici, sulla difficoltà di garantire una legge buona e giusta. Ma il nocciolo del discorso è solo uno: ciò che è privato non può diventare pubblico. Il privato, relegato nello sgabuzzino del “chi se ne frega di quello che pensi” finisce per essere una prepotenza se esce nella sfera pubblica.

Beninteso, le stesse accuse sono rivolte anche a chi manifesta. L’aggressione a Giorgio Celsi, vicepresidente di “No 194”, si muove sullo stesso piano. Chi ha deciso di buttare all’aria il tavolino di Celsi di fronte all’ospedale di Monza, con tutti i suoi volantini, si è probabilmente sentito offeso dalle immagini terribili che mostrano il risultato di un aborto.

Immagini, anche qui, che è meglio mantenere nascoste per non urtare la sensibilità generale, ma che forse, proprio vedendole, renderebbero visibile cosa si intende quando si parla di “uccisione di un innocente”. Anche queste foto devono rimanere private. A fronte di una pubblica ingiustizia come l’aborto, chi non è d’accordo deve mantenere un punto di vista privato.

Adesso che abbiamo capito bene cosa sia la differenza pubblico/privato per il laicismo, prendiamo un altro caso. Quello della performance “Sodomia d’artista”, in programma per questa sera alle 19.00 nel centro di Padova. Un’opera dall’alto contenuto sociale e morale, contro l’omofobia. Il genio ribelle Marchio Curato ha previsto di mettere in scena Piergiorgio e Remigio, due modelli che si amano anche nella vita, ovviamente nudi. Per farla breve, i due dovrebbero fare sesso in pubblico per dimostrare quanto è artistico e bello l’amore fra due gay. Un articolo su “Campari & De Maistre” descrive bene la vicenda. La performance, in un primo tempo vietata ai minori, è stata poi annullata. Ma non per i motivi che si possono immaginare, e cioè perché è un’oscenità, ma perché “C’erano minacce dell’estrema destra”. Chiaro il messaggio, no? La splendida opera contro l’omofobia non si è potuta fare perché in Italia ci sono dei mostri che impediscono la libertà. A nessuno è venuto in mente che questa si chiama pornografia e che non può essere un’opera contro niente? Che è offensiva non solo verso chi guarda, ma soprattutto verso i corpi di Piergiorgio e Remigio che non hanno altro modo di esprimersi se non portando il sesso privato in un contesto pubblico?

Perché è qui che sta il problema. Ciò che fino a poco tempo fa era una cosa privata, ora deve diventare pubblica. Il sesso, che notoriamente è un fatto personale (così personale che è ingiusto discriminare il singolo per il suo orientamento sessuale), deve essere costantemente “sbattuto in faccia”. E a chi spera di incontrare le persone senza doversi porre problemi su come fanno sesso, la mentalità odierna obbliga invece ad occuparsene continuamente. In questo caso, il privato deve essere pubblico. Mentre per questioni come l’aborto il privato deve rimanere privato e guai a chi prova ad uscire dal recinto. Ma in realtà, lo abbiamo capito, a dover rimanere privati sono solo i valori in odore di “cattolicesimo”. Ecco perché 100mila aborti l’anno non meritano la menzione di un politico, mentre il gay pride di Palermo ha tutto il sostegno del Governo.

Davide Greco

Fonte: Corrispondenza Romana

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