corte europeaLa “Corte europea dei diritti dell’uomo”  ha stabilito che la Grecia non potrà più escludere le coppie dello stesso sesso dall’istituto delle Unioni Civili. Tale sentenza , datata 7 novembre 2013 ed approvata dai 16 giudici della ”Grande Chambre” tranne uno, il professore portoghese Paulo Pinto de Albuquerque, ha dichiarato discriminatoria la legge greca che, dal 2008, riserva unicamente alle coppie eterosessuali la scelta tra l’unione civile e il matrimonio.

La legge hanno affermato i giudici della Corte, come riporta l’agenzia “LaPresse.it”, «è discriminatoria e per questo motivo Atene dovrà pagare 5mila euro di danni a ognuno dei querelanti e anche parte delle spese processuali». Come scrive, infatti, il sito “www.agoravox.it”: «la Gre­cia è stata condannata per violazione dell’articolo14 della convenzione (divieto di discriminazione) e dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e famigliare), nonché a pagare dei risarcimenti». Il ministro della Giustizia di Atene ha reso noto che studierà la sentenza ma per il momento il governo greco non ha rilasciato alcun commento sulla vicenda.

I giudici della Corte Europea hanno giustificato la bontà della loro sentenza sottolineando come le coppie omosessuali siano capaci di «impegnarsi in relazioni stabili» alla pari di quelle eterosessuali e come abbiano le “stesse necessità in termini di mutuo supporto e assistenza” e abbiano bisogno, dunque, del medesimo riconoscimento legale e della medesima protezione. La Corte ha, quindi, specificato come «l’obiettivo di proteggere la famiglia in senso tradizionale è abbastanza astratto» e che per farlo si possano studiare un’ampia serie di soluzioni concrete.

Tale sentenza nasce dall’iniziativa di un attivista greco, Grigoris Valliantos che ha portato il caso suo e del suo compagno Nikolaos Mylonas davanti al tribunale europeo appellandosi contro la legge di Atene. Valliantos ha sottolineato entusiasta alla stampa la portata storica di tale provvedimento sovranazionale che rappresenta una vittoria fondamentale nella battaglia per i diritti gay del paese ellenico, mettendo in evidenza come «i partiti politici del Paese hanno fatto tutto il possibile per evitare che accadesse» . L’attivista omosessuale ha puntato il dito contro il governo del proprio paese, aggiungendo inoltre: “la sentenza è una piccola rivoluzione, la Grecia ha finalmente perso la causa e il governo è costretto a diventare europeo“.

La decisione della “Corte europea dei diritti dell’uomo” che, in nome di un ambiguo e malinteso principio di non-discriminazione, si intromette nella legislazione nazionale di un paese membro, imponendo in maniera autoritaria il proprio diktat ideologico, rappresenta un ulteriore esempio emblematico di quello che è il clima di repressione e intolleranza nei confronti dei difensori del matrimonio eterosessuale e della famiglia naturale. (L.G.)

Fonte: www.Corrispondenza Romana.it

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