dal libro

Lo hanno detronizzato.

Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare.

brani scelti

 

 

 

Parte Quarta - Una rivoluzione in tiara e piviale.

Capitolo XXVII - Il Vaticano II alla luce della Tradizione

 

«La libertà religiosa […] lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica …»

«Inoltre il Sacro Concilio, trattando di questa libertà religiosa, si propone di enucleare la dottrina dei Sommi Pontefici più recenti intorno ai diritti inviolabili della persona umana ...» (194).

È questo preambolo, che vuole essere rassicurante, a precedere immediatamente la dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa. Essa viene dunque presentata come iscriventesi nella linea della tradizione. Cosa accade in realtà? La questione si pone per il fatto che, l’abbiamo visto, i Papi del XIX secolo condannarono, col nome di libertà di coscienza e di culti, una libertà religiosa che somiglia come una sorella a quella del Vaticano II.

 

I - Vaticano II e Quanta Cura

Proposizioni condannate da Pio IX in Quanta Cura.

Proposizioni affermate dal Vaticano II in Dignitatis humanae.

(A)

«La migliore condizione della società essere quella, in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della cattolica religione, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete».

(A’)

«… in materia religiosa nessuno […] sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa [sc. la sua coscienza]; privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata».

(B)

«... la libertà di coscienza essere diritto proprio di ciascun uomo…».

(B’)

«… la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che […]» (segue A’).

(C)

«… che si deve con legge proclamare in ogni società bene costituita…» (195).

(C’)

«Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della società» (196).

 

Il parallelo è stupefacente. La sua analisi (197) ci fa concludere che le dottrine sono in contraddizione. Lo stesso padre Congar ammette che Dignitatis humanae è contraria al Sillabo dello stesso Pio IX:

«Non si può negare che l’affermazione della libertà religiosa da parte del Concilio Vaticano II dica materialmente cosa diversa dal Sillabo del 1863, e anche pressappoco il contrario delle proposizioni 16, 17 e 19 di tale documento» (198).

 ***

Il Vaticano II materialmente contrario a Pio IX, ma non formalmente. Ecco cosa pretendono i difensori del testo conciliare. Costoro precisano, e del resto ve l’ho già detto (199): la condanna della libertà religiosa nel XIX secolo è un errore storico: i Papi l’hanno condannata, ma di fatto non hanno inteso condannare che l’indifferentismo che all’epoca la ispirava: «l’uomo è libero di avere la religione che gli piace, dunque ha diritto alla libertà religiosa». In altre parole, i Papi hanno colpito troppo forte, alla cieca, senza discernimento, per paura di quel liberalismo assoluto che del resto minacciava il potere temporale pontificio. Padre Congar riprende questa spiegazione e cita le sue fonti:

«Padre John Courtney Murray, che apparteneva all’aristocrazia dell’elite intellettuale e religiosa, ha mostrato che, pur dicendo materialmente il contrario del Sillabo – quest’ultimo è del 1864 ed è, Roger Aubert l’ha provato, condizionato da precise circostanze storiche – la Dichiarazione (conciliare sulla libertà religiosa) era la conseguenza della lotta con la quale, dinanzi al giacobinismo e ai totalitarismi, i Papi avevano con sempre maggior forza condotto la battaglia per la dignità e la libertà della persona umana fatta ad immagine di Dio» (200).

Al contrario, noi abbiamo visto che proprio Roger Aubert e John Courtney Murray sono prigionieri del pregiudizio storicista, che li obbliga a relativizzare a torto la dottrina dei Papi del XIX secolo (201)!

In realtà, questi Papi hanno condannato la libertà religiosa in se stessa, come una libertà assurda, empia e che conduce i popoli all’indifferenza religiosa. Questa condanna rimane e, con l’autorità del magistero ordinario costante della Chiesa (se non del magistero straordinario, con Quanta Cura), essa pesa sulla dichiarazione conciliare.

 

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194) Dignitatis humanae, n. 1.

195) PIN 40, Dz 1689-1690.

196) Dignitatis humanae, n. 2.

197) Cfr. Michel Martin, «Courrier de Rome», n. 157, e il numero speciale del novembre 1985; reverendo Bernard Lucien, Annexe sur l’opposition entre le concile Vatican II e l’Encyclique Quanta cura, in Lettre à quelques Èvêques, Société Saint Thomas d’Aquin, Paris, 1983.

198) Y. Congar O. P., citato dal reverendo Georges de Nantes, CRC, n. 13, p. 3. Per il Sillabo si veda il nostro capitolo X. Il Cardinale Ratzinger, dal canto suo, vede nel testo conciliare Gaudium et spes un «contro-Sillabo», «nella misura in cui rappresenta un tentativo per una riconciliazione ufficiale della Chiesa col mondo quale esso è diventato dopo il 1789», dopo i diritti dell’uomo (Les principes de la théologie catholique, Téqui, Paris 1985, p. 427).

199) Capitolo X.

200) Y. Congar, DC 1704, 789.

201) Cfr. capitolo X.

 

 

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