dal libro

Lo hanno detronizzato.

Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare.

brani scelti

 

 

 

 Prima Parte - Il Liberalismo. Principi ed applicazioni.

 Capitolo VIII - Il Liberalismo o la società senza Dio

 

 Cercherò adesso di esporvi, dopo aver analizzato i princìpi del liberalismo politico, come il movimento di laicizzazione generalizzata, che oggi ha quasi per intero distrutto la cristianità, abbia la sua origine nei princìpi liberali. È quel che mostra Papa Leone XIII nella sua Enciclica Immortale Dei, un testo molto classico che non si può ignorare.

 Il «diritto nuovo»

 «Ma il funesto e deplorevole spirito di novità, suscitatori nel XVI secolo, prese da prima a sconvolgere la religione, passò poi naturalmente da questa nel campo filosofico, e quindi in tutti gli ordini dello Stato.

 Da questa sorgente scaturirono le massime delle eccessive libertà moderne, immaginate e proclamate in mezzo a grandi rivolgimenti del secolo passato come princìpi e basi di un nuovo diritto, il quale non fu conosciuto mai ai nostri antichi, e per molti capi è in opposizione non solamente con la legge cristiana, ma anche con il diritto naturale.

 Di quei princìpi è ritenuto supremo fra tutti questo: che siccome gli uomini considerati in astratto nella loro natura specifica sono tutti uguali fra loro, similmente lo sono in concreto nell’ordine pratico della vita: ciascun essere indipendente per guisa da non dover sottostare in nessun modo all’autorità altrui: libero di pensare e fare a talento: nessuno avere diritto di comandare agli altri.

 In una società regolata su tali massime, la sovranità non è altro che la volontà del popolo, il quale come è assoluto padrone di sé, cosi da sé medesimo si governa; scegli poi taluni, cui affidare le proprie sorti, non però in modo da trasferire in essi vera e propriamente detta sovranità, ma piuttosto un ministero da esercitare in suo nome e vece.

 Di autorità divina non si parla, come se Dio non esistesse, o non avesse provvidenza alcuna dell’umana famiglia, o non avessero né gli individui, né la società alcun obbligo verso Iddio, ovvero come se potesse darsi sovranità, la quale non riconoscesse da Dio stesso la sua origine, la sua forza, la sua autorità.

 «Di che, come appare chiaramente, lo Stato non verrebbe ad essere altro in sostanza che la moltitudine arbitra e moderatrice di se stessa;

 e poiché il popolo è considerato non altrimenti che la sorgente di ogni diritto e di ogni potere, è logico che lo Stato si ritenga sciolto da qualunque dovere verso la divinità; che non professi ufficialmente veruna religione; né si creda obbligato a ricercare qual sia tra le molte la sola vera, né ad anteporne una alle altre, né a favorirne una più delle altre, ma tutte le lasci ugualmente libere, fino a che non ne venga danno all’ordine pubblico.

 Sarà ancor logico abbandonare la religione alla coscienza degli individui; dar piena balia ad ognuno di seguire quella che più gli talenta, ed anche nessuna se così gli piace.

 «Quindi libertà di coscienza, libertà di culto, libertà di pensiero, libertà di stampa» (62).

 Conseguenze del «diritto nuovo»

 «Poste a fondamento degli Stati queste massime in voga ai nostri giorni, ognuno vede a quale e quanto dura condizione venga obbligata la Chiesa.

 Poiché quando alle teorie si conformi la pratica, la religione cattolica sarà messa al pari e anche più in basso dei culti acattolici, non si terrà verun conto delle leggi ecclesiastiche, e mentre per comandamento di Gesù Cristo la Chiesa ebbe la missione d’insegnare a tutte le genti, le verrà negata ogni ingerenza nel pubblico insegnamento.

 Anche nelle materie miste, lo Stato disporrà a sua posta con piena padronanza, senza punto badare alle sante leggi della Chiesa.

 Quindi si arrogherà di sottomettere alla sua giurisdizione il matrimonio cristiano, anche in ciò che tocca il vincolo, la sua unità e stabilità: disporrà pure della proprietà ecclesiastica, non riconoscendo nella Chiesa il diritto di possedere.

 La Chiesa insomma, non più avuta in conto di società perfetta e giuridica, non sarà per lo Stato altro che una associazione simile alle tante altre che sono e vivono in esso: e se punto gode diritti ed azione legittime si dirà che ne gode per concessione e beneplacito dello Stato» (63).

 Conseguenze estreme

 «[…] Così in questa foggia di costituzione oggidì caldeggiata da molti, ordinariamente si vuole o spacciarsi affatto della Chiesa, o tenerla in tutto e per tutto soggetta allo Stato. Ciò che presentemente si opera per pubblica autorità si opera in gran parte con questa mira.

 Leggi, governo, insegnamento laico, confisca di bene e scioglimento di ordini religiosi, distruzione del civile principato dei Papi, sono tanti mezzi ordinati a fiaccare l’influenza del cristianesimo e a coartare la libertà e a menomare ogni altro diritto della Chiesa cattolica» (64).

 Leone XIII ha dunque mostrato che il diritto nuovo, che è quello dei princìpi liberali, conduce all’indifferentismo dello Stato rispetto alla religione: è, dice

 «Or questo, se quanto al nome non è ateismo, lo è quanto alla sostanza della cosa » (65),

 e porta a eliminare la religione cattolica dalla società. In altre parole, l’obiettivo degli empi liberali è né più né meno che l’eliminazione della Chiesa, da raggiungere con la distruzione degli Stati cattolici che sostengono la Chiesa.

 Questi Stati erano i baluardi della fede. Bisognava dunque abbatterli. E una volta distrutti questi baluardi della Chiesa, una volta soppresse le istituzioni politiche che erano la sua protezione e l’espressione della sua benefica influenza, la Chiesa stessa sarà paralizzata ed abbattuta, e con lei la famiglia cristiana, la scuola cristiana, lo spirito cristiano sino al nome stesso di cristiano.

 Leone XIII vede dunque con chiarezza questo piano satanico, ordito dalle sette massoniche, e che giunge oggi alle sue conseguenze estreme.

 Il liberalismo laicizzante all’opera nel Vaticano II

 Ma il colmo dell’empietà, che non era mai stato raggiunto sino a quel momento, si è concretato quando la Chiesa, proprio lei, o almeno ciò che ha preteso di passare per tale, ha adottato al concilio Vaticano II il principio del laicismo dello Stato,

 cioè, e fa lo stesso, la regola dell’eguale protezione dello Stato agli adepti di tutti i culti, tramite la dichiarazione sulla libertà religiosa; ci torneremo sopra. Ma ciò rende manifesto anche quanto le idee liberali abbiano pervaso la Chiesa stessa fino alle sue più alte sfere. Torneremo a parlare anche di questo.

 Ecco, per ricapitolare la sequenza logica dei princìpi liberali fino alle loro conseguenze estreme per la Chiesa, lo schema che ho allegato alla mia lettera al Cardinale Seper del 26 febbraio 1978: è un parallelo illuminante fra Quanta Cura di Pio IX e Immortale Dei di Leone XIII:

 Leone XIII - Immortale Dei (PIN 143-144)

 1) Condanna del razionalismo individualista indifferentista, e dell’indifferentismo e del monismo statale.

 «Gli uomini […] sono tutti eguali fra loro […] ciascun essere indipendente per guisa da non dover sottostare in nessun modo all’autorità altrui: libero di pensare e fare a talento […]

 «La sovranità non è altro che la volontà del popolo […] poiché il popolo è considerato […] la sorgente di ogni diritto […] è logico che lo Stato si ritenga sciolto da qualunque dovere verso la divinità; che non professi ufficialmente veruna religione; né si creda obbligato […] a favorirne una più delle altre […]».

 2) Conseguenze: il «diritto alla libertà religiosa» nello Stato:

 « […] ma tutte le lasci ugualmente libere fino a che non ne venga danno all’ordine pubblico. Sarà ancor logico abbandonare la religione alla coscienza degli individui; dar piena balia ad ognuno di seguire quella che più gli talenta, ed anche nessuna se così gli piace […]».

 3) Conseguenze di questo »diritto nuovo»:

 «Poste a fondamento degli Stati queste massime in voga ai nostri giorni, ognuno vede a quale e quanto dura condizione venga obbligata la Chiesa. Poiché quando alla teoria si conformi la pratica, la religione cattolica sarà messa al pari e anche più in basso dei culti acattolici […] La Chiesa insomma, non più avuta in conto di società perfetta e giuridica, non più avuta in conto di società perfetta e giuridica»

 Pio IX - Quanta Cura (Pin 39-40)

 1) Denuncia del naturalismo e della sua applicazione allo Stato:

 «[…] ai tempi nostri si trovano non pochi che, applicando allo Stato l’empio ed assurdo principio del naturalismo, osano insegnare che “la miglior costituzione dello Stato e il progresso civile esigono assolutamente che la società umana sia costituita e governata senza verun riguardo della religione, come se non esistesse, od almeno senza fare veruna differenza tra la vera e le false religioni».

 2) Conseguenza: il «diritto alla libertà religiosa» nello Stato:

 «E contro la dottrina delle Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di asserire: “La migliore condizione della società essere quella, in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della cattolica religione, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete […]”».

 E «“La libertà di coscienza e dei culti essere diritto proprio di ciascun uomo, che si deve con legge proclamare in ogni società bene costituita [...]”».

 3) Conseguenze di questo «diritto nuovo»: danno alla Chiesa:

 Pio IX denuncia l’ultima «opinione» citata qui al 2 come:

 «[…] opinione sommamente dannosa alla Chiesa cattolica e alla salute delle anime […]».

 Non dice altro, ma più avanti aggiunge che tutto questo porta a che venga

 Dica non sarà per lo Stato altro che una associazione simile alla tante altre che sono e vivono in esso.

 «[…] rimossa la religione dalla società […]».

 

 Senza dubbio il Vaticano II non afferma il principio primo del liberalismo, che io chiamo qui razionalismo individualista indifferentista; ma, e ve lo mostrerò, tutto il resto c’è: indifferentismo dello Stato, diritto alla libertà religiosa per tutti i seguaci di tutte le religioni, distruzione del diritto pubblico della Chiesa, soppressione degli Stati cattolici:

 c’è tutto, tutta questa serie di abomini vi si trova  messa per iscritto, e richiesta dalla logica stessa di un liberalismo che non vuole dire il suo nome e chi ne è la fonte avvelenata.

 

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62) PIN 143

63) PIN 144.

64) PIN 146.

65) Ibid. n. 148.

 

 

 

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