buon pastoreCommento di Sant'Agostino al Vangelo

Abbiamo ascoltato il Signore Gesù farci rilevare il compito del buon pastore. A quanto è dato capire in questa presentazione, indubbiamente ci ha avvertiti che i pastori sono buoni. Eppure, perché non se ne avesse un concetto errato in base al gran numero dei pastori, ha detto: Io sono il buon pastore. E continuando fa capire chiaramente in grazia di che sia buono il pastore: Il pastore buono - dice - dà la sua vita per le pecore. Il mercenario, invece, che non è pastore, vede venire il lupo e fugge, perché non gli importa delle pecore: è infatti mercenario. Dunque, il buon pastore è Cristo.

 

Che cos'è Pietro? Non è un buon pastore? Non ha dato anch'egli la vita per le pecore? Che cos'è Paolo? Che sono gli altri Apostoli? Che sono i vescovi martiri in tempi a quelli posteriori? Ed anche questo qui, San Cipriano? Non sono tutti pastori buoni, non mercenari, di cui è detto: In verità, vi dico, hanno ricevuto la loro mercede? Ne segue che tutti questi sono pastori buoni non solo perché versarono il sangue, ma perché lo versarono per amore delle pecore. Infatti non lo sparsero per orgoglio, ma per la carità.

Proprio presso gli eretici, i quali, a motivo dei loro errori possono aver subito delle pene, si fa vanto del nome di martirio per nascondersi più facilmente sotto tale manto di innocenza, in quanto sono lupi. Ma se volete sapere come considerarli, ascoltate un pastore buono, l'apostolo Paolo, poiché non di tutti quelli che nella passione hanno dato il corpo alle fiamme si deve credere che abbiano dato il sangue per amore delle pecore e non a danno delle pecore. Se pure io parlo le lingue degli uomini e degli angeli ma non ho la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. Se avrò conosciuto tutti i misteri e avrò avuto tutta la profezia, e la pienezza della fede, così da trasportare le montagne, ma non ho la carità, nulla io sono. Infine è certo una gran cosa la fede che trasporta le montagne. Si tratta veramente di grandi cose: Ma se io le posseggo senza la carità - dice - nulla sono, non quelle, ma io. Fin qui, però, non ha toccato costoro, i quali, nei patimenti, si gloriano falsamente del nome di martirio. Ascoltate come giunga a toccarli, anzi, piuttosto, come li passi da parte a parte. Se avrò distribuito - dice - tutti i miei beni ai poveri e avrò dato da ardere il mio corpo... Qui già ci sono. Bada però a quel che segue: ma non ho la carità, a nulla mi giova. Ecco, si giunge ai patimenti; ecco, si giunge anche all'effusione del sangue, si giunge a dare il corpo alle fiamme; e tuttavia a nulla giova perché manca la carità. Aggiungi la carità: sono utili tutte le cose; sottrai la carità: a nulla giovano tutte le altre cose.

Questa carità, fratelli, quale bene è mai? Che di più prezioso? Che di più luminoso? Che di più forte? Che di più utile? Che di più sicuro? Molti sono i doni di Dio, che hanno tuttavia anche i cattivi, i quali diranno: Signore, abbiamo profetato nel tuo nome, abbiamo scacciato i dèmoni nel tuo nome, abbiamo compiuto molti prodigi nel tuo nome. Né egli risponderà: Non avete fatto questo. Infatti, alla presenza di così gran giudice non oseranno mentire, o vantare cose che non fecero. Ma poiché non ebbero la carità, risponderà a tutti loro: Non vi conosco. Ma come possiede una sia pur debole carità chi non ama l'unità, anche se convinto di errore? Raccomandando ai buoni pastori l'unità, non volle chiamare pastori i molti. Infatti, come ho già detto, era pastore buono Pietro, Paolo, gli altri Apostoli e i santi vescovi posteriori e il beato Cipriano. Pastori buoni tutti questi; eppure presso i pastori buoni egli non fece valere pastori buoni, ma il Pastore buono. Io sono - disse - il buon pastore.

Tratto da: Sant'Agostino, Discorso 138 sul Vangelo di San Giovanni

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