traslazione della Santa Casadi Federico Catani

Almeno ufficialmente nessuno nel mondo cattolico mette in dubbio che a Loreto vi sia la vera Santa Casa di Nazareth. Da circa trent’anni, però, la Traslazione angelica della stessa, così come tramandato nei secoli dalla Tradizione, è stata derubricata a mera leggenda. Ma è credibile pensare che il trasporto delle Sante Pareti (sempre di pareti si è parlato, mai di singole pietre) di Nazareth sia avvenuto per mezzo degli uomini? Usando anche solo un po’ di buon senso, sembrerebbe proprio di no. Prima di tutto per motivi liturgici.

Il 10 dicembre, infatti, ricorre liturgicamente la festa della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e non della “Madonna di Loreto”, come da diversi anni, in maniera subdola, si sta facendo intendere. L’istituzione di questa festa, presente da sempre a livello locale, avvenne nel 1632, fu inserita nel Martirologio Romano da Clemente IX nel 1669 e dotata di Ufficio e Messa propri, con approvazione della lettura del trasporto miracoloso, da Innocenzo XII nel 1699. Benedetto XII la estese allo Stato Pontificio e a tutte quelle diocesi e ordini religiosi che ne avessero fatto richiesta.

Non è un caso poi che da secoli nelle Marche, la sera del 9 dicembre, si celebri la “Venuta” della Santa Casa con l’accensione di falò, come per illuminare la strada alla Vergine che arriva nei cieli con la sua dimora. Attorno ad essi si recita il S. Rosario e alle tre di notte, secondo la tradizione, si suonano le campane per segnalare l’avvenuto arrivo della sacra dimora. Le pitture (e le ricostruzioni plastiche) poi, presenti in tantissime chiese, raffigurano sempre la Santa Casa trasportata in aria dagli angeli e con la Madonna sul tetto. Il trasporto miracoloso delle Sante Pareti è stato inoltre sempre ribadito dai Sommi Pontefici (tra i quali Paolo II, Giulio II, Leone X, Pio IX, Leone XIII, Pio XI).

Benedetto XV, nel dichiarare la Beata Vergine di Loreto Patrona degli aviatori nel 1920, riconobbe come autentico il “volo miracoloso” della Santa Casa. Qualora tutto ciò non bastasse per accreditare la veridicità delle Traslazioni miracolose, vi sono le rivelazioni private fatte a numerosi santi.

Ma per chi non fosse persuaso dagli argomenti di carattere prettamente religioso, si possono illustrare altre motivazioni. Dal punto di vista storico-archeologico sono indiscutibilmente accertate almeno cinque traslazioni miracolose, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (in Dalmazia, nell’attale città di Fiume), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta (la pianura sottostante l’attuale cittadina di Loreto), poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano e infine sulla pubblica strada, dove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica. Ora, in tutti i luoghi in cui la Santa Casa si è posata furono costruite già all’epoca delle chiese a testimonianza dell’evento prodigioso, che peraltro ha avuto, per esempio ad Ancona, diversi testimoni oculari, i quali hanno visto direttamente la Santa Casa venire dal cielo.

È mai possibile che le autorità ecclesiastiche, sempre così prudenti, abbiano edificato luoghi di culto in ricordo del “miracolo” senza mai essere smentite da nessuno? Se davvero il trasporto fosse avvenuto per mano umana, perché la gente avrebbe dovuto accettare la versione miracolosa dei fatti? E poi, perché così tanti spostamenti umanamente inspiegabili? Sarebbe stato tecnicamente possibile trasportare per nave così tante volte delle pietre che poi sono state perfettamente risistemate? E ancora: perché collocare definitivamente la Santa Casa nel mezzo di quella che all’epoca era una strada pubblica dove, secondo la legge dell’allora comune di Recanati, nulla si doveva costruire, pena l’abbattimento coatto? L’architetto Federico Mannucci, in una relazione del 1923, ebbe a dire che “è assurdo solo pensare che il sacello possa essere stato trasportato con mezzi meccanici” e rivelò pure che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri”.

Anche l’architetto Giuseppe Sacconi constatò che “la Santa Casa sta parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”, ragion per cui non può essere stata fabbricata o rifabbricata, come è, nel posto in cui si trova. C’è pure un altro elemento da rilevare. La malta con cui le sante pietre sono murate proviene dalla Palestina. Come può questo dato essere compatibile con una ricostruzione successiva al trasporto su nave? E come è possibile che, a seguito di tanti spostamenti e di molteplici riedificazioni, non si sia minimamente alterata la perfetta geometria della Santa Casa, che peraltro combacia esattamente con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth? La Santa Casa di Loreto infatti non ha fondamenta. Per trovare queste bisogna spostarsi proprio a Nazareth. Come è umanamente spiegabile tutto ciò?

In un recente studio del Prof. Andrea Nicolotti (del Dipartimento di Studi Storici  dell’Università degli Studi di Torino) è stata inoltre acclarata la falsità storica del Chartularium culisanense, documento che "proverebbe" il trasporto umano delle pietre per mezzo della famiglia Angeli o De Angelis). Insomma, ci vuole davvero molta più fede a credere nell’intervento umano che non a quello divino.

Fonte: Campari e de Maistre

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