Messa nella Basilica dell'AnnunciazioneSi è svolto dal 4 al 11 settembre il pellegrinaggio in Terrasanta di un gruppo di fedeli italiani, accompagnati dal Superiore del Distretto don Pierpaolo Petrucci e da don Aldo Rossi. E' stata una settimana molto intensa, sia dal punto di vista spirituale che culturale.
Si sono infatti ripercorsi quasi tutti i luoghi che sono stati testimoni della vita terrena di Nostro Signore Gesù Cristo: dall'Annunciazione a Nazareth, alla S. Grotta di Betlemme, dalle coste del lago di Tiberiade, dove Gesù compì la maggior parte dei suoi miracoli, alla Via Dolorosa che si conclude al S. Sepolcro.

Percorrere quelle antiche contrade rappresenta, per il cristiano, un ritorno alle radici più autentiche della sua Fede. Il Figlio di Dio si è infatti incarnato, in un luogo ed in un tempo preciso. I suoi piedi calcarono quelle strade, salirono quelle montagne, camminarono sulle acque del Mare di Galilea... Egli pianse guardando Gerusalemme dal monte degli ulivi, si trasfigurò sul monte Tabor, trasformò l'acqua in vino a Caana di Galilea.

Tale consapevolezza ci ha dato una grande emozione e ci ha fatto concretamente capire anche i veri sentimenti che animarono i crociati quando lottarono per liberare i luoghi santi.
Ad ogni tappa i nostri sacerdoti ci leggevano i passi evangelici che narrano i fatti svoltisi in quel punto dell'itinerario. Seguiva un momento di meditazione e di preghiera, non di rado anche qualche bel canto. Ognuno di noi, in quegli attimi di intensa commozione, non poteva non sentire particolarmente vicino il Signore che ancor oggi invita ognuno a seguirlo e ad accettare la sua Croce.Mar Morto, la cappella diroccata sulla fortezza di Masada

Non ci sono poi stati mai problemi a celebrare la S. Messa di sempre in ogni chiesa o basilica visitata, ivi compresa quella del S. Sepolcro. Bisogna certamente ringraziare per questo i molti padri francescani della Custodia di Terrasanta che ci hanno sempre accolto con gentilezza e simpatia.
Ma il viaggio ci ha però consentito anche di comprendere meglio la drammatica situazione politica e sociale del paese: la violenta contrapposizione fra arabi e giudei, la drammatica condizione degli ormai pochi cristiani che continuano a vivere in Palestina.

"Per gli israeliani noi siamo arabi..., per gli arabi noi siamo Cristiani". In questa frase, più volte ripetutaci dalla nostra guida, può essere condensata tutta la drammatica realtà di chi si ostina a voler ancora seguire Gesù Cristo nella terra ove Egli si incarnò, morì, risorse e ascese al cielo.
Impressionante davvero, tanto per fare un esempio, l'altissimo muro che circonda tutta la città di Betlemme. Ancor più incomprensibile il dover obbligatoriamente entrare in una moschea, o in una sinagoga per venerare le tombe dei Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.

Sul lago di GalileaMa forse..., a ben vedere..., tutto ciò è assai più spiegabile di quanto possa apparire in prima battuta. Ben difficilmente infatti potrà mai regnare la pace dove si è consapevolmente rifiutata la salvezza portata dal sangue di Nostro Signore. Passano i secoli e i millenni ma questa terra rimane sempre  tribolata. Non resta che pregare dunque soprattutto per la conversione di tutti questi popoli.

 

Marco BONGI

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