Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Cari pellegrini,

siamo qui sotto la pioggia e abbiamo freddo ma dentro di noi la carità, lo Spirito Santo, ci riscalda. Pensiamo a san Giuseppe sulla via dell’Egitto. Dopo aver appreso che sarebbe divenuto il padre adottivo e legale del Figlio di Dio, dovette lasciare Betlemme improvvisamente, durante la notte, per andare in esilio.

 

Questa è un po’ l’immagine della nostra situazione, carissimi fedeli: siamo anche noi sulla via dell’esilio, forse per un lungo periodo, e dobbiamo chiedere il coraggio allo Spirito Santo di imitare la condotta e la vocazione di san Giuseppe. Quando l’angelo gli disse, durante la notte: « Giuseppe, prendi Maria e il Bambino e fuggite in Egitto», egli immediatamente, senza discutere, si diresse verso un paese straniero del quale non conosceva neppure la lingua e là rimase per uno o due anni, finché Dio non lo richiamò. « Ho richiamato mio Figlio dall’Egitto».

La nostra situazione nella Chiesa, cari fedeli, ci fa assomigliare un po’ alla Sacra Famiglia. Siamo in esilio e pertanto siamo in un certo qual modo la Santa Famiglia.

Guardate la Sacra Famiglia: Gesù, Maria e Giuseppe sono la Chiesa in germe. La Chiesa non esisteva ancora ma esisteva il germe della Chiesa: innanzi tutto c’era Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Capo della Chiesa, suo Corpo mistico; c’era il primo membro della Chiesa, Maria, la Santissima Vergine Immacolata, redenta in anticipo dal Sangue di Gesù; c’era Giuseppe, probabilmente purificato dal peccato originale prima della sua nascita, non lo sappiamo con certezza. In ogni caso la Sacra Famiglia rappresentava la Chiesa.

Abbiamo effettivamente conservato l’unità della Chiesa, la cattolicità della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

Cari fedeli, nella Tradizione, la Fraternità San Pio X insieme alle comunità religiose e sacerdotali amiche, portiamo la Chiesa nell’esilio. La Chiesa è stata ufficialmente occupata dai modernisti e noi siamo ridotti a l’esilio, portando con noi la Chiesa. Questo esilio potrà durare qualche anno ancora finché il Signore non invierà il suo Angelo a dirci: « Ora puoi tornare nella terra d’Israele» ufficialmente. Ma in ogni caso portiamo la Chiesa in noi!

Mi ricordo che Mons. Lefebvre ci aveva spiegato molto bene che, nella Tradizione, abbiamo le quattro note della Chiesa cattolica, per ben sottolineare come, pur nella situazione anormale d’esilio, restiamo cattolici, nel cuore della Chiesa. Infatti abbiamo salvaguardato l’unità della Chiesa, la cattolicità della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

L’unità, perché abbiamo conservato la fede e l’unità della Chiesa consiste prima di tutto nella fede cattolica: tutti i cattolici devono professare la stessa fede. Ora noi abbiamo l’unità della Chiesa perché abbiamo la fede di sempre e non pensiamo minimamente di abbandonarla e comprometterci con l’eresia modernista.

Una.., Santa: abbiamo conservato la santità della Chiesa poiché voi ne siete la prova, care famiglie dove Dio sceglie le sue belle vocazioni religiose e sacerdotali, siete la prova di una vita dedicata a Dio che è un modello per tutta la Chiesa. Abbiamo conservato la nota della santità della Chiesa, per grazia di Dio!

Una…, Santa…, Cattolica: Abbiamo anche la cattolicità della Chiesa poiché rappresentiamo la Tradizione nel mondo intero, non solamente in Francia, non solamente negli Stati Uniti (qui rappresentati dal loro superiore di distretto), non solamente in Germania (qui rappresentata da numerosi pellegrini), ma in tutti i paesi del mondo. Voi cari pellegrini, voi siete la prova che la Tradizione, ben viva in noi, è decisamente cattolica.

Infine rappresentiamo l’apostolicità della Chiesa. La Chiesa è Apostolica e noi siamo apostolici. Ciò significa che abbiamo ricevuto la successione apostolica attraverso i vescovi e che noi, vescovi, abbiamo ricevuto l’episcopato dalla mani di Mons. Lefebvre in maniera legittima, anche se anormale. Di conseguenza fino a quando siamo nella Chiesa e in esilio, noi portiamo in noi la Chiesa.

Non rappresentiamo forse la Tradizione, la fede cattolica di sempre?

Cari fedeli, spesso ci domandiamo quale sia la nostra vocazione. Sarà forse quella di cercare a Roma le benedizioni alle quali abbiamo diritto? Di cercare le approvazioni e i riconoscimenti? Certo, è una domanda che possiamo porci ma non è l’essenziale. La vera questione che dobbiamo porci è quale testimonianza di fede dobbiamo dare oggi nella situazione attuale della Chiesa che soffre una crisi terribile. E la risposta sarà la testimonianza che danno i testimoni della fede e i martiri. Tutti i santi della Chiesa, tutti i confessori della fede, tutti i martiri sono un esempio per noi.

Ecco la risposta a chi si domanda, cari fedeli, quale sia il mezzo, la maniera per portare testimonianza di fronte alla Chiesa, la condotta da tenere quando si è messi alla berlina, pubblicamente condannati all’esilio. Questo per noi è piuttosto un vantaggio: la nostra testimonianza è resa più clamorosa poiché siamo la pietra dello scandalo per i modernisti, così come lo è stato Gesù per Erode a quei tempi. Non è forse un vantaggio anche per la Chiesa vedere dove si trova la Tradizione? Questa pietra dello scandalo per i modernisti, per quella che si chiama chiesa conciliare, cioè la setta che occupa la Chiesa cattolica? È un vantaggio per noi essere considerati come degli esclusi, come degli esiliati, cari fedeli, di essere considerati come la pietra scartata dai costruttori che diverrà, che è già diventata, la pietra d’angolo, la pietra che sostiene l’edificio. Non rappresentiamo forse la Tradizione, la fede cattolica di sempre?  

Noi esigiamo conservare la professione di fede cattolica, pubblica e completa.

Vedete dunque le ragioni per le quali non piangiamo se non riceviamo da Roma le approvazioni, forse attese, non lo so. Restiamo tranquillamente in esilio fin tanto che Dio lo vorrà e diamo la testimonianza della fede cattolica che hanno già donato i martiri. Stamattina ho parlato ai bambini di sant’ Ermenegildo, un giovane martire di diciassette anni che è vissuto nel VI secolo. Era l’erede al trono di Spagna ed era cattolico invece suo padre era eretico, ariano, e non sopportava di sapere su figlio cattolico. Allora il padre gli soppresse la successione al trono e lo condannò alla prigione. All’avvicinarsi della festa di Pasqua Ermenegildo – che abbiamo festeggiato il 13 aprile, quindi un mese fa - in prigione da molti mesi, avrebbe voluto ricevere la Santa Comunione pasquale. Suo padre ci pensò e inviò un vescovo per portargli l’Ostia Santa. Com’era felice Ermenegildo! Purtroppo quando il vescovo entrò nella sua cella si presentò così: « Io sono il vescovo di Huesca e sono ariano. Ti porto la Santa Comunione.» Io sono ariano cioè io non sono cattolico. Era un vescovo non cattolico, cari fedeli, a portargli la comunione.

Che cosa ha fatto Ermenegildo? Cosa avreste fatto al suo posto? Avreste accettato lo stesso di ricevere la santa Comunione? Non valeva forse la pena fare qualche compromesso e accettare di ricevere Gesù anche se da mani indegne? Questo vescovo celebrava validamente la messa, benché non credesse che Gesù fosse Dio, secondo l’eresia ariana.

Bene, in un batter d’occhio, ispirato dal dono del consiglio, dono dello Spirito Santo, lo Spirito Santo che festeggiamo oggi, gli rispose: «No! Non riceverò la comunione dalle vostre mani sacrileghe. Io sono in catene ma sono libero di salvarmi; voi siete in libertà, Monsignore, ma voi siete schiavo del demonio perché avete una falsa fede: voi non siete cattolico. Perciò non riceverò la comunione dalle vostre mani sacrileghe».

Che esempio per noi, carissimi fedeli! Tutti i bei doni che ci potranno offrire da Roma, non siamo disposti ad accettarli senza esaminarli, senza considerare le circostanze nelle quali questi doni ci saranno fatti. Esigiamo di proteggere la nostra professione di fede cattolica, pubblica e completa. Non possiamo ricevere dei doni avvelenati che ci condannerebbero a dei compromessi con i modernisti. Questo è l’esempio che ci da sant’ Ermenegildo, ispirato dallo Spirito Santo.

Giuseppe e Maria, ecco i nostri consiglieri.

Anche l’esempio di san Giuseppe che resta in esilio, rappresenta la Chiesa, tutta la Chiesa fino all’ora del ritorno in Terra Santa.  «Ho richiamato mio Figlio dall’Egitto »

In questa attesa, carissimi fedeli, preghiamo la Santa Vergine, Sposa dello Spirito Santo, colmata dei Suoi sette doni fin dal primo istante del suo concepimento. Lei che ebbe il dono del consiglio quando l’arcangelo Gabriele le annunciò che sarebbe divenuta la Madre di Dio. Ella disse immediatamente sì, fiat., per il dono del consiglio. Lei che ebbe, ai piedi della Croce, il dono della fortezza per resistere tre ore in piedi davanti a suo Figlio, Dio fatto Uomo, agonizzante sulla Croce sotto i suoi occhi. Rimase salda come Madre del Sommo Sacerdote, Madre della Vittima divina per i nostri peccati.

Domandiamo alla Santa Vergine di colmarci dei sette doni dello Spirito Santo, per sua intercessione, specialmente domandiamo il dono del consiglio che ci guiderà divinamente nella nostra condotta; il dono della fortezza per saper dire no quando è necessario dire no, perché la fortezza consiste piuttosto nel resistere al male che nell’attaccare il nemico.

Restiamo saldi, uniti nella stessa fede cattolica, carissimi fedeli, sotto la protezione di san Giuseppe al quale rinnoveremo più tardi la consacrazione della Fraternità San Pio X.

Amen.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Mons. Bernard Tissier de Mallerais, 19 maggio 2013