Rosario di riparazione e VicenzaSi è svolto venerdì 18 settembre u.s. l'annunciato Rosario in riparazione per la pièce blasfema che andava in scena la sera stessa al teatro Olimpico di Vicenza. Grazie al comitato “Vicenza cristiana" e al suo promotore Alessandro Galvanetti eravamo circa un centinaio (alcuni venuti anche da lontano) per compiere il gesto pietoso della Veronica nei confronti di Nostro Signore Gesù Cristo oltraggiato. Con grande raccoglimento si sono recitate le tre corone del Rosario, inframezzate da canti, e le litanie della Madonna.

A margine di questa triste storia, qualche considerazione è doverosa.

Spenti i riflettori e calato - grazie a Dio - il sipario sulla pièce di Angelica Liddell, della quale speriamo di non sentir più parlare fino al giorno del Giudizio finale, qualche considerazione ci rimane da fare.

Sono pensieri rimasti lì nel gozzo, per non distogliere l’attenzione dall’oggetto della protesta che il Comitato Vicenza Cristiana intendeva portare in piazza: la rappresentazione in quanto tale, con i suoi contenuti blasfemi.

Primo punto: la rappresentazione è andata in scena. C’è stata o non c’è stata la blasfemia? Prima si accusava di protestare contro una rappresentazione che nessuno aveva visto. (argomento specioso, in quanto se ne sapeva già ad abundantiam). Ma dopo la messa in scena, stranamente nessuno parla. Curioso, ma soprattutto sospetto, il pudore dei media. Se la bestemmia è solo nella mente di pochi cattolici retrogradi, com’è che nessuno degli spettatori, dei critici presenti, giornalisti, benpensanti, abbia preso la parola per dire che lo spettacolo non contiene nulla di blasfemo, non fosse altro che per tappare la bocca ai suddetti retrogradi tradizionalisti?

Silenzio, o meglio, parole che dicono e non dicono. Apriamo con il sindaco di Vicenza, Achille Variati che intervistato all’uscita del teatro riesce a dire: «Un testo bellissimo…». Se si riferiva alla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi lo sapevamo già… Se si riferiva al testo di Angelica Liddell ci sarebbe qualcosa da obbiettare.

«Un lavoro tragico e in qualche momento disperato, animato talvolta da un immaginario trasgressivo ed eversivo, sempre barocco, ridondante, anche disturbante» (Cesare Galla su Veneto Vox del 19 settembre).

Vicenza Today titola così: «Vicenza, dentro l’Olimpico meraviglia e sbadigli, fuori le proteste». Poi si riportano le impressioni degli spettatori all’uscita: «I politici: Il consigliere di opposizione Francesco Rucco, l’uomo che per prima aveva dato il via alle polemiche sullo spettacolo, una volta uscito dal teatro si lascia scappare: “Avete presente la critica che Fantozzi fa alla famosa corazzata? Ecco siamo in quella zona. Al di là delle battute, lo spettacolo era difficile e continuo a pensare che l'Olimpico non fosse il luogo adeguato”. Entra più nel tecnico l'assessore Zanetti: “Bello, suggestivo, ma un po’ tosto”. Leggendo tra le righe un'idea condivisa dall’assessore Sala: “Era pieno di citazioni bibliche, ma la forza della lettera di San Paolo poi arriva con un crescendo generando un certo pathos... certo le scene di nudo e la trasfusione finale, potevano turbare”». Tutto normale… Tanto per capirsi, la trasfusione è fatta togliendo sangue (per davvero) dall’attore che personifica Cristo.

Vincenzo Oriolo (Vicenza Report): «Teatro forte, certo, provocatorio e a suo modo trasgressivo, ma non ci sentiremmo di definirlo dissacratore, quantomeno perché lo spettacolo si presenta invece intriso di sacralità e di spiritualismo, sebbene in una forma laica. Sicuramente è una sciocchezza definire il lavoro della Liddell blasfemo». Lo dice lui, che di religione se ne intende tanto quanto io m’intendo di fisica nucleare. Tant’è che può scrivere qualche riga sotto: «Naturalmente non c’è la pur minima presenza di qualsiasi ammiccamento sessuale, se si eccettua un paio di frasi sui ricordi di adolescenza, tra i quali il contestatissimo accenno alla masturbazione con il crocefisso. Ma anche questo passaggio è buttato lì con dolore e sofferenza, e non pare poter disturbare più di tanto un cuore puramente ed autenticamente cristiano». Un giorno mi farò spiegare che cosa voglia dire…

Insomma, è strana, decisamente strana questa reticenza della stampa a dire quel che veramente è avvenuto in quel teatro. Sintomatico che l’agenzia Ansa (sezione Veneto) parli della rappresentazione della sera prima solo nel pomeriggio dell’indomani, con un testo stringato in cui dà notizia della contestazione dello spettacolo «…in cui sesso e religione si mescolano provocatoriamente»: lo dice l’Ansa, non il Sant’Uffizio.

Più chiaro, bisogna darne atto, l’articolo di Repubblica a firma di Anna Bandettini: «Nel palcoscenico del palladiano Olimpico, coperto di un enorme tappeto di velluto rosso fino alla cavea occupata dall'immagine sensuale della "Venere dormiente" di Tiziano, una giovane ragazza (Victoria Mariani) davanti al Cristo (Sindo Punche, nudo, col corpo dorato e l'altare in una valigetta 24 ore!) scopre l'amore più innocente e profondo. Diventata donna (Angelica Liddell in abito di velluto rosso) il suo sentimento si sfoga in un lungo, solitario delirio d'amore assoluto, come descritto nella lettera di San Paolo verso Dio, ardente come quello di Maria Maddalena, a cui vengono rasati i capelli; sacrilego perché senza il male non c'è redenzione (due scene su tutte: il sacrificio del Cristo con l'attore che "dona" il suo vero sangue e l'inquietante finale con l'immagine di Charles Manson, il criminale americano, pluriassassino in nome di Satana, venerato dalle Marie Maddalene con le teste rasate). Come in tutto il teatro di Angelica Liddell, anche questo “inno all'Amore” guarda al fondo oscuro della nostra coscienza. Può infastidire o impressionare, ma comunque ci tocca». Anche qui, viene da dire: se questa non è blasfemia…

Prima conclusione: in questo dire e non dire si confermano le parole di una fonte non propriamente bigotta (Libération del 24/07/2015) a proposito della Liddel: «C’è nelle ultime creazioni di Angélica Liddell una tendenza sempre più pronunciata alla profanazione, tanto insolente quanto ironica, che consiste chiaramente nell’impossessarsi del vocabolario e dei testi cristiani per ricondurli a ciò che può essere il loro punto di partenza, gli orrori della psiche umana tormentata dalla passione , la sessualità e la follia». Tanto bastava per dire, anche prima di averlo visto, che lo spettacolo è oggettivamente blasfemo.

Ma adesso, due paroline su personaggi ed interpreti, non della pièce ma del mondo ecclesiastico, bisogna pur dirle. Partiamo proprio dal Vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol il quale, alle prime avvisaglie delle polemiche pre-spettacolo, ha fatto uscire una lettera che è un capolavoro di arrampicata sugli specchi insaponati. La riportiamo qui, insieme ad un gustoso commento di Maurizio Del Lago (qui). Da ridere, ma solo per non piangere.

Ora che è calato il sipario, Sua Eccellenza non ha niente da dire su quel che è accaduto nella sua diocesi? Se non vi è andato di persona, i suoi collaboratori che erano presenti alla rappresentazione (…c’erano, c’erano, ben mimetizzati: sono stati visti) lo avranno informato di quello che è successo? È proprio sicuro che la sua arrampicata sugli specchi sia stata la cosa migliore da farsi come Pastore e Maestro della Diocesi? Il risultato è di aver di fatto bloccato ogni reazione cattolica sia nel popolo che nel clero vicentino (compresa quella dei Servi di Maria del Santuario di Monte Berico, che prima dell’intervento episcopale avevano reagito).

Invece di invitare i suoi fedeli a donare sangue, non sarebbe meglio invitare i fedeli cattolici vicentini ad un Rosario riparatore in cattedrale?

don Luigi Moncalero

FSSPX, Lanzago di Silea (TV)

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