Un giudizio di Mons. de Galarreta sui colloqui dottrinali
DICI 6 gennaio 2010

Alla fine dell’omelia che ha pronunciato lo scorso 19 dicembre nel seminario di La Reja (Argentina), in occasione delle ordinazioni sacerdotali, Mons. Alfonso de Galarreta ha espresso alcuni apprezzamenti e dato alcune informazioni sui colloqui dottrinali che hanno avuto inizio lo scorso ottobre tra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Questo giudizio, espresso da chi è a capo della delegazione di teologi della Fraternità San Pio X è particolarmente interessante.

Mons. De Galarreta definisce «buono» il clima nel quale si è svolto il primo incontro con i teologi romani, tenuto conto delle circostanze e delle aspettative.

«Il 26 ottobre scorso ha avuto luogo la prima riunione con la Commissione romana e se evidentemente non posso riferire certi dettagli, certe circostanze o certe cose che sono state dette, posso tuttavia dirvi per grandi linee ciò che è accaduto e ciò che abbiamo fatto. Questo primo incontro è stato relativamente buono; dico relativamente perché occorre tenere conto delle circostanze in cui ci troviamo e delle aspettative che si possono nutrire realmente. Considerando queste circostante e quello che ci si può aspettare, la riunione è stata buona.»

Poi Mons. de Galarreta ha precisato che questi colloqui sono buoni perché sono esclusivamente dottrinali e vertono esclusivamente sul Concilio Vaticano II e sul magistero postconciliare.

«È stata buona innanzi tutto perché questi contatti si sono mantenuti chiaramente sul piano dottrinale. Si tratta di una commissione che ha per obiettivo lo studio delle questioni dottrinali e che non ha lo scopo di prendere in considerazione, né teoricamente né praticamente, un qualsivoglia accordo di ordine puramente giuridico, puramente canonico, puramente pratico.
«Questa questione è totalmente esclusa.
«E questo è stato chiaramente precisato.
«Si tratta di una discussione unicamente ed esclusivamente posta sul piano dottrinale.
«In secondo luogo, si tratta di una discussione sul Concilio Vaticano II e il magistero postconciliare. Esattamente: il Concilio e il magistero postconciliare, il magistero postconciliare e il Concilio.
«Gli argomenti, i temi che tratteremo sono stati chiaramente stabiliti: sono quelli relativi a tutte le questioni, a tutti i temi che abbiamo criticato da quarant’anni, specialmente la libertà religiosa, le libertà moderne, la libertà di coscienza, la dignità della persona umana – come viene chiamata –, i diritti dell’uomo, il personalismo, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, l’inculturazione, la collegialità: questo egualitarismo, questo democraticismo e questa distruzione dell’autorità che sono state introdotte nella Chiesa; come anche tutte le nozioni di ecclesiologia che hanno completamente cambiato ciò che è la Chiesa: la questione dell’autocoscienza della Chiesa, la Chiesa comunione, la Chiesa sacramento, la Chiesa Popolo di Dio… tutte queste nuove nozioni sulla relazione tra la Chiesa e il mondo.
«Poi la questione della Messa, della nuova Messa, del nuovo Messale, della riforma liturgica… e altri temi ancora.
«Noi ci siamo messi d’accordo per condurre una discussione dottrinale su tutti questi temi. E ciò che è più importante – e che è stato stabilito in maniera molto chiara – è che l’unico criterio comune e possibile di queste discussioni è il Magistero anteriore; lo ripeto: l’unico criterio comune e possibile, l’unico criterio che accettiamo e che costituisce conditio sine qua non per queste discussioni è il Magistero anteriore al Concilio Vaticano II, il Magistero di sempre, la Tradizione.»

Il metodo di lavoro adottato dai membri della commissione è anch’esso, agli occhi di Mons. de Galarreta, una garanzia di serietà.

«Io ritengo che si sia trattato di un buon inizio se si guarda al metodo che è stato adottato. Vi saranno delle riunioni ogni due o tre mesi: tre mesi quando si parlerà di un tema nuovo, due mesi quando si proseguirà con un tema già iniziato. Se incominciamo con un tema e proseguiamo con esso, la riunione successiva potrà svolgersi entro due mesi, ma se dobbiamo preparare un tema nuovo abbiamo bisogno di tre mesi.
«È stato chiaramente stabilito che la Fraternità – la delegazione che io dirigo – fornirà per prima un lavoro su un tema preciso (…) Gli esperti romani dovranno risponderci per iscritto, in seguito, sulla base di questi due testi, si svolgerà la discussione orale, che darà luogo ad un documento scritto.
«Tutto verrà registrato, da parte loro come da parte nostra, e in più tutto verrà filmato. Così che pur non potendo, per ragioni evidenti, essere riportato tutto ciò che diciamo e studiamo, su tutto si avrà comunque una documentazione – una registrazione scritta, registrata e filmata – davanti a tutti, davanti alla Chiesa, davanti a Dio.
«Alla fine di ogni confronto si traccerà come un bilancio nel quale si dirà se vi è coincidenza (dei punti di vista) o meno e in che cosa consista il problema.
«Ogni questione si definisce, si affina e si redige un dossier che è trasmesso agli altri membri della Congregazione della Dottrina della Fede, se lo ritiene opportuno il Prefetto, o ad un'altra Congregazione se questa è competente sul tema studiato – per esempio, quello sulla Messa sarà fatto sicuramente in collaborazione con la Congregazione per il Culto Divino.
«In seguito, su tutti i temi dibattuti verrà rimesso al Papa e al Superiore della Fraternità un dossier, un compendio scritto – come ho già detto.
«Lo ribadisco, questa commissione non ha l’obiettivo di giungere ad una specie di accordo dottrinale, cosa che sarebbe nefasta. No! Noi andiamo semplicemente a dare testimonianza della fede, a difenderla, fare il bene che possiamo, e in ogni caso difenderemo l’onore di Dio, l’onore di Nostro Signore e l’onore della Chiesa, che è l’essenziale, se avete ben compreso ciò che ho detto all’inizio sulla mediazione e l’ufficio del sacerdote, il che in ogni caso è tutto quello che basta.»

La qualità intellettuale degli interlocutori romani permette loro di comprendere perfettamente le obiezioni formulate dai teologi della Fraternità San Pio X. Ma, ricorda Mons. de Galarreta, solo Nostro Signore può illuminare le intelligenze.

«I nostri interlocutori – mi riferisco specificamente a coloro che interloquiscono con noi in questa commissione – sono delle persone con le quali si può parlare, comprendono il nostro linguaggio, comprendono ciò che diciamo, comprendono molto bene le nostre obiezioni. Noi possiamo parlare pacificamente e in tutta libertà, questo è sufficiente. Se fino ad ora tutto dipendeva dalla nostra corrispondenza alla grazia di Dio, a partire da ora possiamo dire che tutto dipende interamente dalla grazia di Dio; perché Dio, Nostro Signore, e solo Lui, è il Maestro interiore che può illuminare le intelligenze e convertire. Solo Dio può toccare i cuori. Noi andiamo lì come per predicare – come quello che sto facendo qui –, ma toccare la vostra intelligenza e il vostro cuore Dio solo può farlo, e siccome non conosciamo i disegni di Dio, non sappiamo a cosa porterà tutto questo. Quello che sappiamo sicuramente è che Egli può tutto. A Dio niente è impossibile. Egli può convertire quando vuole, come vuole, chi vuole.»

Se riconosce la parte di incertezza presente in ogni intrapresa umana, Mons. de Galarreta riafferma nettamente la doppia certezza della Fraternità San Pio X in questi colloqui.

«Vi do queste spiegazioni perché abbiate la tranquillità e l’assicurazione necessarie. Se queste circostanze che mi sembrano assolutamente certe cambiassero, allora valuteremo se questi colloqui, questi contatti dovranno proseguire o no. Noi conosciamo con chiarezza ciò che non siamo disposti ad accettare. Se non sappiamo perfettamente come potranno evolvere le cose, sappiamo invece molto bene ciò che non abbiamo intenzione di fare, in alcun modo: primariamente cedere sulla dottrina e secondariamente fare un accordo puramente pratico.
«A queste condizioni e con la loro disponibilità a mettere per la prima volta in discussione il Concilio – è la prima volta che ci danno la possibilità di presentare loro una critica dottrinale, profonda, fondata sul Magistero di sempre, è la prima volta! – è chiaro che dobbiamo farlo. Poi, sarà ciò che Dio vorrà!
«La prudenza ci mostra ciò che dobbiamo fare adesso, ma non chiaramente ciò che dovremo fare fra tre o sei mesi, perché le circostanze possono cambiare. Comunque sia, per noi è chiaro che la missione della Fraternità, prima di ogni altra cosa, anche prima di andare a Roma, è essenzialmente di dare testimonianza della fede. Noi dobbiamo continuare, salvaguardare, trasmettere, vivere il vero sacerdozio cattolico. Noi dobbiamo conservare, difendere, vivere, trasmettere il vero sacrificio della Messa. »

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