Segnale altdi don Luigi Moncalero

Vi sono dei casi nella vita in cui si prova la sgradevole sensazione che deve aver provato il tizio della  ben nota barzelletta: il valent’uomo che imbocca l’autostrada da Qui a in senso contrario e mentre ascolta la voce concitata dell’annunciatore di Onda Verde che avverte: “Attenzione! Nel tratto tra Qui a un pazzo ha imboccato con la sua vettura l’autostrada in contromano: prestare la massima attenzione!”, pensa tra sé e sé, scorgendo di lontano i fari delle macchine che stanno per sopraggiungere e travolgerlo: “Un pazzo? Ma qui sono tutti pazzi!”.

Dico così non perché abbia sperimentato la sensazione, Dio me ne guardi, ma qualcosa di simile l’ho provata a pochi giorni di distanza e siccome le due notizie sono strettamente collegate, le presento in ordine cronologico.

Prima notizia. Cito a memoria: Si sono svolti questa mattina nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Roma i funerali di Riccardo Schicchi. Hanno preso parte alla cerimonia i nomi noti nell’ambito della produzione pornografica, ecc. ecc. Commoventi le testimonianze delle pornostar alla fine della funzione, ecc. ecc. “Il nostro – ha detto uno degli “operatori del settore”, e quindi deve intendersene – è un mondo pulito”, ecc. ecc. Video correlato: immagini (senza commento) della chiesa, la bara ricoperta di tantissime rose bianche, amiche e collaboratrici del defunto che vanno tutte a ricevere la Comunione, elogio funebre finale, lacrime, tocco finale della bara mentre esce, ecc. ecc.

Per chi non lo sapesse, il de cujus (pace all’anima sua) ha passato circa due terzi dei suoi sessant’anni di vita a produrre film pornografici e a lanciare dive dello spessore artistico di Moana Pozzi e Cicciolina (quest’ultima la si poteva vedere ricevere compunta la Comunione insieme alle colleghe). Fine della cronaca.

Mi sono detto: forse non è così, forse ho capito male, forse… Invece è tutto vero! Un disgraziato che ha passato la sua vita a “giocare”, da una parte con le donne, considerandole più o meno “pezzi di carne pregiata” da esporre in vetrina; dall’altra, a solleticare gli istinti più bassi degli uomini per arricchirsi vendendo materiale pornografico, ebbene un tipo del genere (al quale auguro di cuore che abbia chiesto perdono al Padreterno per gli innumerevoli peccati fatti e fatti commettere. Gesù ha detto che ladri e prostitute ci precederanno nel Regno dei cieli, ma non fin tanto che sono in servizio permanente effettivo, che diamine!), attorniato dai suoi compagni di merende, ha diritto al funerale ecclesiastico con annesso panegirico. Anche qui mi sono detto: “Qualcuno reagirà, non è possibile…!”. Ebbene, se si esclude il comunicato stampa di don Petrucci, a nome del Distretto italiano della Fraternità San Pio X, il silenzio è stato assordante. Se qualcuno sa di pubbliche prese di posizione in merito nei giorni successivi me lo faccia sapere. Mi feliciterò personalmente con gli autori. Sono quasi certo che mi ci vorrà poco tempo… (Mi è stata segnalata una pubblica presa di posizione, che metto qui http://www.corsiadeiservi.it/ita/default1.asp?page_id=1497. Complimenti).

Seconda notizia. Cito a senso: Sacerdote della Diocesi di La Spezia pubblica manifesto  fuori dalla chiesa in cui accusa le donne di provocare gli uomini con le loro tenute indecenti, ecc. ecc. Le donne della parrocchia indignate… Il Parroco in questione costretto – notate bene, non dalla locale sezione del Partito Radicale ma – dalla Curia a scusarsi, ecc., ecc. Anche qui il paradosso: premetto che la responsabilità di ciascuno, allorché commette un peccato, è personale, in questo senso che nessuno può piegare la volontà  di un altro al punto tale da costringerlo a peccare. Un “peccato contro la propria volontà” è un controsenso, è un non-peccato, perché è proprio la mia volontà che consente o non consente all’azione peccaminosa.

Ciò detto, provocare, spingere qualcuno, con il proprio atteggiamento, con le proprie parole, ecc., a commettere un’azione peccaminosa è quel che si dice “dare scandalo”. Letteralmente, “far cadere qualcuno, essergli d’inciampo”. Se è vero, come è vero, che sono io che devo guardare dove metto i piedi quando cammino, è altrettanto vero che colui che scientemente e volontariamente mi fa inciampare, commette oggettivamente un  peccato. Collegare, come ha fatto il Parroco della notizia, tenuta indecente e peccati a sfondo sessuale nonché violenza sulle donne, a me sembra veramente la scoperta dell’acqua calda.

Si parla tanto della violenza sulle donne (preciso: condannabile senza se e senza ma), ma della violenza sugli uomini non si parla mai: una violenza sottile, operata da tante donne (lo penso sinceramente: molte di esse non se ne rendono nemmeno conto) con vestiti che scoprono invece di coprire, atteggiamenti fortemente provocanti assorbiti attraverso mille canali (pubblicità, attori, moda, ecc.). Un tempo chi cercava certi spettacoli andava in locali riservati: ora basta uscire di casa e trova molto di più di quanto non si trovasse in quei locali. Davanti a questa realtà aspettarsi da dei maschietti di sana e robusta costituzione, continuamente sollecitati dal mattino alla sera; aspettarsi, dico, che gli uomini si avvicinino al gentil sesso con una rosa in mano declamando “tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia…”, beh vuol dire proprio vivere su di un altro pianeta. Ripeto: non si vuole giustificare benché minimamente la violenza sulle donne: semplicemente si cerca di risalire alle cause.

A scanso di equivoci: l’uomo che guarda con cupidigia la donna non sua, ha già commesso nel suo cuore il peccato, ha già mancato di rispetto alla donna, anche se non la sfiora con un dito: questo è Vangelo; ma una donna che non si “veste” con le virtù dimenticate della modestia e della castità cristiana (ho detto modestia e castità, non burka, intendiamoci: qui si parla di virtù, non di centimetri di stoffa; si parla di virtù, la quale può e deve andare di pari passo con bellezza ed eleganza femminile), anche lei ha la sua bella dose di colpevolezza nei confronti dell’uomo: gli usa violenza. D’accordo, l’uomo non è una bestia, deve sapersi trattenere, deve saper sottomettere i bassi istinti alla ragione. Giustissimo: peccato che chi dica queste cose, scandalizzandosi delle parole del parroco (che nel frattempo, per la cronaca, è stato invitato dai Superiori a riposarsi) sono proprio coloro che dicono che gli istinti non vanno repressi, che bisogna dare libero sfogo alla sessualità sotto tutte le sue forme; che bisogna liberarsi dai tabù ereditati da una Chiesa misogina e sessuofoba, ecc. ecc.; sono coloro che esaltano il produttore di film pornografici, che esaltano il “mondo pulito” della pornografia (un mondo, per inciso, di inaudita violenza, di droga, di depressione e di malattie che consumano prematuramente). Sono loro, i pornofili, a dire a questo uomo contemporaneo così liberato dalle “magnifiche sorti e progressive”, che tutto è lecito; sono loro, dico, che spiegano compitamente che non bisogna far del male alle donne, che non si percuotono neanche con un fiore, che vanno trattate con rispetto. Si dicono queste belle parole a degli uomini che da mattino a sera sono sollecitati negli istinti più bassi, che vedono la donna come un puro oggetto di piacere, un prodotto commerciale usa e getta; uomini sempre alla ricerca – inevitabile – del qualcosa in più; e si ha il coraggio di dire loro: “Che c’entrano le donne? Loro si comportano come meglio gli aggrada, tu hai solo da non guardare, non sei mica il cane davanti alla bistecca…”.

Un tale atteggiamento nasce dal non tener conto di una realtà dimenticata, tolta la quale tutto il castello del dogma cattolico crolla miseramente: mi riferisco al dramma del peccato originale, che ha inferto una ferita nella natura dell’uomo (uomo nel senso di umanità: il peccato originale ce l’hanno anche le donne). Anzi, le ferite sono quattro: l’uomo non è naturalmente buono, ma naturalmente cattivo (lascio a chi vuole di credere alla storiella roussoniana del buon selvaggio; io preferisco attenermi alla storia di Adamo ed Eva).

– L’uomo è ignorante: la sua intelligenza è destituita dall’ordinamento naturale alla Verità, per cui si trova in una sorta di accecamento intellettuale che gli fa abbracciare l’errore molto più facilmente della verità (vulnus ignorantiae);

– l’uomo è malizioso: la sua volontà invece di ricercare il Vero Bene insegue beni apparenti e fallaci (vulnus malitiae);

– l’uomo è debole: alla disposizione ad affrontare le cose ardue si è sostituita una debolezza che fa andare sempre al più facile (vulnus infirmitatis);

– l’uomo è attratto dalla dilettazione sensibile: i sensi, invece di essere sottomessi docilmente alla ragione, ricercano il piacere anche oltre i limiti dettati dalla ragione stessa (vulnus concupiscientiae).

Rimedio a queste quattro ferite sono la pratica costante delle quattro virtù cardinali di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ma la medicina suprema è la Grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, cooperando alla quale i poveri figli di Eva possono sperare di diventare un tantinello migliori e forse anche dei santi: sissignori, i santi sono fatti della nostra stessa pasta. Però, con l’aiuto di Dio, hanno pedalato costantemente in salita. Ma tutto questo chi lo dice ancora, chi lo predica ancora?

Il dubbio allora sorge spontaneo: sono io che vado contromano…? O sono gli altri, “tutti pazzi”, che hanno imboccato l’autostrada al contrario?

Area privata