dal libro

Lo hanno detronizzato.

Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare.

brani scelti

 

 

 

seguito

Parte Quarta - Una rivoluzione in tiara e piviale.

Capitolo XXIV - Il brigantaggio del Vaticano II

 

Astuzie dei redattori degli schemi conciliari

È certo che con i 250 padri conciliari del Cœtus abbiamo tentato con tutti i mezzi a nostra disposizione di impedire agli errori liberali di esprimersi nei testi del Concilio; in tal modo abbiamo potuto almeno limitare i guasti, mutare talune affermazioni inesatte o tendenziose, aggiungere una frase per rettificare una proposizione tendenziosa, un’espressione ambigua.

Ma devo confessare che non siamo riusciti a purificare il Concilio dallo spirito liberale e modernista che impregnava la maggior parte degli schemi. I redattori, infatti, erano proprio gli esperti e i Padri contaminati da questo spirito. Che volete, quando un documento, nel suo complesso, è redatto con uno spirito falso, è praticamente impossibile purgarlo da questo spirito; sarebbe necessario ricomporlo da cima a fondo per dargli uno spirito cattolico.

Quel che noi abbiamo potuto fare, tramite i modi che ci hanno presentato, è stato far aggiungere degli incisi negli schemi, e questo è perfettamente visibile: basta paragonare il primo schema della libertà religiosa col quinto che venne redatto – giacché questo documento fu rifiutato cinque volte e cinque volte è tornato sul tappeto – per accorgersi che si è quantomeno riusciti ad attenuare il soggettivismo che infettava le prime redazioni. Lo stesso per Gaudium et spes: si distinguono molto bene i paragrafi che sono stati aggiunti su nostra richiesta, e che stanno lì, oserei dire, come toppe messe su un abito vecchio: insieme non quadrano, non c’è più la logica della redazione primitiva; le aggiunte compiute per attenuare o controbilanciare le affermazioni liberali rimangono là come corpi estranei.

Non siamo stati soltanto noi conservatori a fare inserire dei paragrafi del genere; lo stesso Papa Paolo VI, lo sapete, fece aggiungere una nota esplicativa preliminare alla costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, per rettificare la falsa nozione di collegialità che è stata insinuata nel testo al n. 22 (185).

Ma la cosa seccante è che gli stessi liberali mettono in opera questo sistema nel testo degli schemi: affermazione di un errore o di un’ambiguità o di un orientamento pericoloso, poi immediatamente dopo o prima, affermazione in senso contrario, destinata a rassicurare i padri conciliari conservatori.

Così nella costituzione sulla liturgia Sacrosanctum concilium, scrivendo al n. 36 § 2: «… si possa concedere alla lingua volgare una parte più ampia», e affidando alle assemblee episcopali la cura di decidere se si adotterà o no la lingua volgare (cfr. n. 36 § 3), i redattori del testo aprivano la porta alla soppressione del latino nella liturgia. Per attenuare tale pretesa, si sono premurati prima di scrivere al n. 36 § 1: «L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini». Rassicurati da quest’affermazione, i Padri hanno avallato senza problemi le altre due.

Lo stesso nella dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, il cui ultimo schema era stato rifiutato da numerosi Padri; Paolo VI stesso fece aggiungere un paragrafo, che in sostanza diceva: «questa dichiarazione non contiene nulla che sia contrario alla tradizione» (186). Ma tutto quel che c’è dentro è contrario alla tradizione! Allora qualcuno dirà: ma leggete! c’è scritto: non c’è nulla di contrario alla tradizione! Eh, sì, c’è scritto … Ma ciò non impedisce che tutto sia contrario alla tradizione! E questa frase è stata aggiunta all’ultimo minuto dal Papa per forzare la mano a coloro – in particolare ai Vescovi spagnoli – che erano contrari a tale schema. E infatti, sfortunatamente, la manovra è riuscita e invece dei 250 no se ne sono avuti solo 74: per una piccola frase: «non c’è nulla di contrario alla tradizione»! insomma, siamo logici! Non hanno cambiato nulla nel testo! È facile incollare a cose fatte un’etichetta, un marchio d’innocenza! Un modo di fare incredibile! Ma lasciamo perdere il brigantaggio e passiamo allo spirito del Concilio.

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185) Cfr. Wiltgen, op. cit. pp. 224 ss.

186) Dignitatis humanae, n. 1, in fine, cfr. cap. XXVII.