Don Pierpaolo- Può darmi qualche numero del distretto italiano della FSSPX nell'ultimo anno (quanti nuovi seminaristi e/o nuovi sacerdoti, ecc.)

Due sacerdoti italiani (e riminesi) hanno partecipato all’ultimo capitolo generale della Fraternità San Pio X. Don Davide Pagliarani, superiore del Seminario della Reja, in Argentina, ed io stesso, in qualità di superiore del Distretto d’Italia.

Quest’anno un nuovo giovane sacerdote ha raggiunto il nostro Priorato di Albano: don Massimo Sbicego che, dopo aver lasciato la diocesi di Vicenza, ha trascorso un anno nel nostro seminario di Ecône, in Svizzera. Per il momento cinque seminaristi italiani sono in formazioni di cui due dovrebbero essere ordinati sacerdoti il prossimo anno.

- Il Capitolo si è concluso riconfermando l'unità interna alla Fraternità, quindi anche con coloro che non vedevano di buon occhio gli sviluppi dei colloqui con la Santa Sede. D'altra parte mons. Fellay ha ribadito “non siamo noi che rompiamo con Roma”, “lungi da noi l'idea di costituire una Chiesa parallela”, “noi riconosciamo il Papa e i Vescovi”. E' un'apertura a un ulteriore dialogo?

Il dialogo non sarà certo interrotto da parte nostra poiché non pretendiamo difendere opinioni personali. Per circa un anno e mezzo tre sacerdoti della Fraternità, guidati da un nostro vescovo, Mons. de Gallareta, hanno spiegato ai rappresentanti della congregazione della dottrina per la fede che il nostro rigetto delle nuove dottrine del Concilio Vaticano II è motivato dalla loro opposizione al magistero perenne della Chiesa. Ogni qual volta saremo chiamati dalle autorità romane a questo confronto risponderemo all’appello.

- Intendo rispettare il vincolo di segretezza cui è legato sui documenti intercorsi tra Fraternità e Santa Sede. Posso chiederle però di spiegarmi in parole semplici almeno un punto di controversia sui testi del Concilio Vaticano II?

Un punto di controversia è, per esempio, l’erronea affermazione che esistano verità salvifiche, nelle religioni non cristiane, anche se in cotraddizione con quanto la Chiesa "crede e propone". (Nostra Aetate n° 2). Tale dottrina è fondata sul non identificare più la Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica (Lumen gentium n° 8). Tutte le religioni, in particolare quelle cristiane, divengono allora “strumenti di salvezza”, (Unitatis redintegratio n° 3).
Questa dottrina si oppone all’insegnamento tradizionale del magistero ed è all’origine di tutta una pastorale che mina lo spirito missionario del Corpo Mistico.

- Mons. Fellay ha fatto riferimento alla vostra Fraternità come “un cuore solo e un'anima sola”. Immagino che per voi sia ciò a cui tendere a riguardo di tutta la Chiesa. Lei si dichiara ottimista circa il fatto che un domani la Fraternità ritrovi una piena comunione con la Chiesa?

La comunione nella Chiesa è fondata essenzialmente sulla fede. Poiché, come Gesù lo ha promesso, “le porte dell’inferno non prevarranno”, un giorno la Chiesa rigetterà gli errori che sono penetrati nel suo seno e il problema della Fraternità San Pio X non avrà più ragione d’essere. Ma fino a quando essa sarà minacciata da dottrine eterodosse, professate anche dalle più alte autorità, sarà per noi un dovere di coscienza continuare a denunciarle. Il fatto che sia stato nominato come prefetto della Congregazione per dottrina della fede un vescovo che ha posizioni, per lo meno ambigue su punti capitali della fede cattolica, come il mistero della presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucarestia, mostra che questa crisi nella Chiesa non è ancora finita.

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