Don WailliezDon Hygonnet (Fraternità Sacerdotale San Pietro) contro la Fraternità San Pio X

In un recente testo distribuito ai suoi fedeli, don Hygonnet, responsabile della Fraternità San Pietro per il Belgio, se la prende con la Fraternità San Pio X e, senza mai citarlo espressamente, con le stesse dichiarazioni del suo Superiore, Mons. Bernard Fellay. Egli accusa l’opera di Mons. Lefebvre di erigersi a «censore del Papa».

Animate da uno «spirito non cattolico» e «affette da un virus», le autorità della FSSPX vengono assimilate ai progressisti. Esse cadrebbero in un «grave errore» consistente in una «usurpazione del Magistero Supremo», e questo in virtù di una concezione dell’ubbidienza che secondo l’autore sarebbe erronea.

In questi ultimi giorni, è vero che da Roma sono venute delle novità molto brutte: il libro del Papa in cui si trovano, in particolare, delle dichiarazioni quanto meno ambigue sull’uso del preservativo, l’annuncio di un nuovo congresso delle religioni ad Assisi, nel prossimo ottobre, e la beatificazione di Giovanni Paolo II, per i primi di maggio.

Un cattolico, ha il diritto di restare in silenzio di fronte a questi scandali?

Sì, secondo l’abbè Hygonnet, che risponde:

« […] Attenzione, perché si pubblicano delle “note sulle dichiarazioni del Papa sul preservativo” (Casa Generalizia della Fraternità San Pio X, 18 dicembre scorso), si scrive che in bocca al Papa certi “termini fanno urlare” (Distretto francese della Fraternità San Pio X, 24 dicembre scorso).

A proposito del progetto del Papa di convocare una riunione ad Assisi nel prossimo ottobre, lo stesso distretto di Francia scriveva appena qualche giorno fa che si tratta della “reiterazione dello scandalo».

«L’ambiente tradizionalista è dunque affetto dal virus che pretende di combattere: quello di giudicare l’insegnamento e gli atti del Sommo Pontefice […]».

«[…] se per disgrazia (il cattolico) ritiene che il Papa sbaglia gravemente o agisce contro la Fede o la Morale, egli tappa la sua bocca, se necessario getta un velo su ciò che gli sembra come un tradimento o uno scandalo, e si guarda bene dal denunciarlo, soprattutto in pubblico! Egli prega e aspetta che lo stesso Magistero supremo chiarisca esso stesso ciò che può esservi di ambiguo o di cattivo nell’insegnamento o nell’azione del Papa. Non v’è altra soluzione cattolica! […]»

 

1 – Quindi, la Fraternità San Pietro si vieta, per principio, di mettere in guardia i fedeli contro i possibili errori dottrinali e/o morali del Papa. Questa candida ammissione, in bocca a uno dei Superiori maggiori, è piuttosto inquietante.

2 – Già al momento della pubblicazione del suo Gesù di Nazareth, Benedetto XVI aveva scritto nella prefazione: «Ognuno è libero di contraddirmi». L’ultimo libro del Papa, Luce del Mondo, è un libro intervista del Papa e quindi non attiene al Magistero. Del resto, da buon teologo, il Papa ci avverte. «Naturalmente il Papa può avere delle opinioni private errate». Se ne prenda atto. [conf. Editoriale Veritas n°74 per una breve analisi del libro. N.d.T.)

3 – Il congresso di Assisi non riguarda affatto un atto del Magistero, ma uno «show» mediatico – dallo scopo certo lodevole (la pace nel mondo) – che di fatto mette la sola vera Chiesa di Cristo allo stesso livello delle altre religioni. Il che lascia intendere che si possa pregare Dio col culto che si vuole e che Egli esaudisca volentieri tali preghiere.

Un cattolico ha il diritto di rimanere in silenzio di fronte a questi scandali?
No, secondo la teologia cattolica!

La stessa teologia cattolica ce lo ricorda.

1 – San Paolo si permette di riprendere pubblicamente San Pietro che per un comportamento ambiguo (non si tratta neanche di dottrina ambigua!) rischiava di rimettere in questione l’insegnamento del Concilio di Gerusalemme sulla salvezza dei pagani (le pratiche della legge mosaica erano abrogate). «Mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto» (Gal. 2, 11), così fece San Paolo col Papa.

2 – San Tommaso commenta così: «Se vi fosse pericolo per la fede, i superiori dovrebbero essere ripresi dagli inferiori, anche in pubblico. Così Paolo, che era sottomesso a Pietro, lo riprese per questo motivo» (IIa IIae q.33, a.4). E altrove (IIa IIae q.104 a.5), parlando dell’obbedienza: «È detto negli Atti (6, 29): "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". Ma talvolta gli ordini dei superiori sono contrari a quelli di Dio. Dunque non bisogna obbedire loro in tutto».

3 – In che modo l’inferiore potrà concludere che certi insegnamenti, certe azioni dei superiori sono contrari a quelli di Dio, se non esprimendo un giudizio prudente alla luce della fede che gli è insegnata, tra l’altro, dal Catechismo? Era questo l’insegnamento di Mons. Lefebvre.

Per di più, la storia della Chiesa brulica di atti di resistenza alla legittima autorità, che su un punto o sull’altro abusi della sua autorità in materia dottrinale o disciplinare: Sant’Ilario e Sant’Atanasio resistono a Papa Liberio (IV sec.) durante la crisi ariana; il Papa Vigilio fu richiamato all’ordine dal diacono Pelagio (VI sec.) a proposito del monotelismo; Bonifacio IV da San Colombano (VII sec); Onorio da San Sofronio di Gerusalemme (VII sec); e vi sono anche gli esempi di San Bruno (contro il Papa Pasquale II), di San Tommaso Becket (contro il Papa Alessandro III), di Santa Caterina da Siena (contro i Papi Gregorio XI e Urbano VI).

Si tratta di una «usurpazione del Magistero supremo»? E tutti questi santi personaggi hanno dimostrato «uno spirito non cattolico»? Si ricordi anche che i Monsignori Lefebvre e de Castro Mayer scrissero una lettera pubblica a Giovanni Paolo II, nel 1983, in cui si riferivano esplicitamente a San Paolo e a San Tommaso.

 

La Fraternità San Pio X non ha alcuna intenzione di «rompere con Pietro». Roma presta perfino un orecchio attento alle nostre obiezioni sulla dottrina e sull’orientamento del Concilio e del postconcilio (vedi le discussioni dottrinali in corso). Ed è certo grazie alle diverse reazioni scandalizzate (della Fraternità San Pio X, ma anche della Conferenza Episcopale del Kenia e di diversi teologi pure ritenuti «ratzingeriani») che la Congregazione per la Dottrina della Fede è intervenuta e ha chiarito le dichiarazioni ambigue del Papa sull’uso del preservativo.

È dunque un segno dello spirito cattolico, talvolta, con tutto il rispetto, «resistere contro» l’autorità legittima, al fine di rimanere incrollabilmente attaccato alla Chiesa e al suo insegnamento tradizionale.

Don Benoît Wailliez, Superiore del Distretto del Benelux della FSSPX, 19 gennaio 2011

Area privata