dal libro

Lo hanno detronizzato.

Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare.

brani scelti

 

 

 

Seconda Parte - Il Cattolicesimo Liberale.

Capitolo XVII - I Papi e il cattolicesimo liberale

 

Il reverendo Roussel ha raccolto nel suo libro (128) tutta una serie di dichiarazioni di papa Pio IX che condannano il tentativo cattolico liberale di sposare la Chiesa alla Rivoluzione. Eccone alcune, che per noi è bene meditare.

«Quel che affligge il vostro paese e gli impedisce di meritare le benedizioni di Dio è questa mescolanza di princìpi. Parlerò chiaramente; quel che io temo, non sono questi miserabili della Comune di Parigi … Quel che io temo è questa infausta politica, questo liberalismo cattolico che è l’autentico flagello… Questo altalenare che distruggerà la Religione. Senza dubbio bisogna praticare la carità, fare quel che è possibile per ricondurre al bene coloro che si sono smarriti; tuttavia, non per questo c’è bisogno di condividere le loro opinioni …» (129).

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«Informi i membri della società cattolica che i rimproveri che Noi abbiamo spesso fatti ai sostenitori delle opinioni liberali non sono indirizzati ai nemici della Chiesa, sarebbe stato inutile additarli, ma a coloro, dei quali abbiamo or ora parlato, che restano fedeli e continuano a difendere il “virus” dei princìpi liberali che hanno “succhiato col latte”, col pretesto che non è infetto da una malizia manifesta e non è, secondo loro, nocivo alla Religione, lo inoculano facilmente alle anime, e propagano così i semi di queste rivoluzioni dalle quali il mondo è da molto tempo scosso» (130).

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«Tuttavia, sebbene i figli del secolo siano più abili dei figli dei lumi, le loro astuzie (dei nemici della Chiesa) avrebbero senza dubbio minor successo se un gran numero di coloro che portano il nome di cattolici non tendesse loro una mano amica. Sì, ahimè! ce n’è che hanno l’aria di voler andare d’accordo con i nostri nemici, e che si sforzano di stabilire un’alleanza fra la luce e le tenebre, un accordo tra la giustizia e l’iniquità, per mezzo di quelle dottrine cui si dà il nome di “cattolico-liberali”, le quali, fondandosi sui princìpi più perniciosi, blandiscono il potere laico quando invade le cose spirituali, e inducono gli spiriti al rispetto, o almeno alla tolleranza delle leggi più inique, proprio come se non fosse scritto che nessuno può servire due padroni. Ora, costoro sono senza dubbio più pericolosi e più funesti dei nemici dichiarati, sia perché assecondano gli sforzi di questi senza essere notati, sia perché, mantenendosi sul limite estremo di opinioni formalmente condannate, si danno una certa apparenza d’integrità e di dottrina irreprensibile, allettando così gli imprudenti amanti della conciliazione e ingannando le persone oneste, che si rivolterebbero contro un errore dichiarato. In tal modo, essi dividono gli spiriti, dilaniano l’unità e indeboliscono le forze che bisognerebbe riunire per volgerle tutte insieme contro il nemico …» (131).

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«Non possiamo che approvarvi per aver svolto opera di difesa ed esplicazione delle decisioni del Nostro Sillabo, soprattutto di quelle che condannano il Liberalismo sedicente cattolico che, annoverando un gran numero di aderenti fra gli stessi uomini onesti, e sembrando allontanarsi meno dalla verità, è più pericoloso per gli altri, inganna più facilmente coloro che non stanno in guardia e, distruggendo insensibilmente e nascostamente lo spirito cattolico, diminuisce le forze cattoliche e aumenta quelle dei nemici» (132).

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Osino i cattolici liberali, dopo tali condanne, rifiutare gli epiteti di traditori, di transfughi, di pericolosi nemici della Chiesa!

Ecco, per finirla col cattolicesimo liberale genericamente considerato, il giudizio di un testimone autorizzato: Emile Keller, deputato francese nel 1865, nel suo libro Le Syllabus de Pie IX – Pie IX et les principes de 1789:

«Qual è dunque questo compromesso che si persegue da lunghi anni e che oggi viene formulato in maniera sempre più pressante? Quale posto si vuol fare alla Chiesa in un edificio dal quale essa doveva prima essere esclusa? Liberali e governanti l’accettano volentieri come ausiliaria. Ma si riservano, al di fuori di essa e della sua autorità, la loro piena indipendenza, la loro sovranità senza limiti e tutta la loro libertà d’azione. Le lasciano il campo delle coscienze a patto che essa consegni loro la politica e riconosca l’efficacia sociale delle idee moderne note sotto il nome di princìpi dell’89. Parecchi spiriti generosi, presi in questa trappola seducente, non comprendono come si possano rifiutare proposte così moderate. Alcuni si allontanano dalla Chiesa immaginando, cosa assurda, che realmente essa esiga il sacrificio del progresso e della libertà. Certi del contrario, ma non osando negare la virtù delle formule moderne, gli altri compiono laboriosi sforzi per decidere, come loro, la Chiesa alla riconciliazione che le viene offerta. A forza di buona volontà, costoro credono di aver provato a se stessi che, a parte alcune sfumature, i princìpi del 1789 sono autentici princìpi cristiani, che sarebbe un bel colpo impadronirsene e portarli gradualmente e senza scosse ad essere riconosciuti e benedetti dalla Santa Sede» (133).

Appunto! È proprio questo che è accaduto al concilio Vaticano II: i liberali sono riusciti a far benedire dal Papa e dal Concilio i princìpi del 1789. Cercherò di illustrarvelo in seguito.

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128) Libéralisme et catholicisme, 1926.

129) Ai pellegrini di Nevers, giugno 1871.

130) Breve ad un circolo cattolico di Quimper, 1873.

131) Breve ad un circolo cattolico di Milano, 1873.

132) Breve ai redattori di un giornale cattolico di Rodez, dicembre 1876.

133) Op. cit. p. 13.

 

 

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