di don Pierpaolo Petrucci

Si è conclusa, nella festa della Conversione di San Paolo, la Settimana per l’unità dei cristiani ed il Papa nel suo discorso conclusivo ha ribadito dei concetti che purtroppo lasciano molto perplessi quando li si paragona all’insegnamento costante del magistero della Chiesa. Affermare che «Le divisioni tra cristiani sono uno scandalo (...) Le nostre divisioni feriscono il suo corpo (della Chiesa ndr), feriscono la testimonianza che siamo chiamati a rendergli nel mondo», lascia credere che la Chiesa cattolica è responsabile di questo stato di cose come le comunità che da essa si sono separate.

Ma da chi viene lo scandalo se non da parte di coloro che hanno abbandonato la Chiesa, rigettando l’autorità dal Papa o una parte delle verità rivelate? Per riparare questo scandalo perché non si invita coloro che si sono separati a ritornare a quell’unità di fede di culto e alla sottomissione ai legittimi pastori, unità che la Chiesa cattolica non ha mai perso e che quindi non deve ritrovare? Così facevano i pontefici prima dell’ultimo concilio come per esempio Pio IX che in occasione del Concilio Vaticano I lanciava un appello accorato ai cristiani dissidenti perché ritornassero nel seno della Chiesa.[1]

Il concetto stesso di Unità pare cambiato: «Camminare insieme fraternamente verso l’unità è già fare unità», ha dichiarato ancora Papa Francesco. Non si tratta più quindi di richiamare le pecorelle smarrite al solo ovile di Cristo ma di dialogare e collaborare insieme per obiettivi comuni. In questo consiste l’impegno ecumenico che dal concilio è diventato una caratteristica propria del Successore di Pietro come lo fu per esempio per Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II: «L’opera di questi Pontefici ha fatto sì che la dimensione del dialogo ecumenico sia diventata un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma, tanto che oggi non si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo».

Il compito e la missione stessa del Papa, che dovrebbe essere quella di trasmettere il deposito rivelato e confermare nella fede proteggendo il gregge lui affidato dagli errori, viene rivista alla luce della nuova dottrina sull’ecumenismo: «Il cammino ecumenico – prosegue il Papa - ha permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore di Pietro e dobbiamo avere fiducia che continuerà ad agire in tal senso anche per il futuro».

Di fronte a queste nuove dottrine, per conservare la fede, dobbiamo più che mai appoggiarci all’insegnamento tradizionale ed immutabile del magistero perenne della Chiesa.

Sul tema dell’ecumenismo e per confutare tanti gravi errori così diffusi anche nella gerarchia ecclesiastica, proponiamo la lettura di questo testo, tratto dal Catechismo della crisi nella Chiesa di don Matthias Gaudron.[2]

 



[1] Jam vos omnes 13 settembre 1868

[2] Catéchisme sur la crise dans l’Eglise, abbé Matthias Gaudron, Ed. Le Sel, 2007 fra poco disponibile in italiano:

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