Stemma Sede vacantedi Don Mauro Tranquillo

Su questa abdicazione, in pochi giorni è stato detto tutto. Si è spiegato tutto, precedenti storici e norme canoniche, motivazioni ufficiali e tesi sui più svariati complotti, da quelli probabili a quelli da romanzo.

Benedetto XVI non è stato il primo Papa ad abdicare, lo si è ripetuto fino alla nausea; sottolinenando anche la differenza con quei pochi casi, avvenuti in circostanze davvero estreme. Ma non è nemmeno il primo Papa ad essere vecchio e stanco in una situazione difficile. Pensiamo all’ottantenne Pio VI, rapito in modo violento dagli invasori francesi che occupano militarmente il Vaticano stesso. Pensiamo a Leone XIII che a 93 anni è ancora lucido rettore della Chiesa, o al settantenne Giulio II (in epoche ben diverse dalla nostra) sul campo di battaglia (con le bombe che gli volavano letteralmente sopra la testa), senza parlare di san Pietro e tutti i Papi che ad età anche avanzata sono andati incontro al martirio di sangue, le cui carni di vecchi sono state straziate dai carnefici. Altri temperamenti e altre circostanze? Impossibile oggi essere anziani e fare il Papa? In realtà l’unica cosa impossibile per un anziano è il sottoporsi ai tours de force del Papa mediatico. Nessuno obbliga il Papa a parlare tutti i mercoledì e le domeniche, e ad apparire continuamente. Appoggiandosi su persone fidate, il buon governo è possibile. Certamente Benedetto XVI non ha saputo crearsi intorno uomini di fiducia. Non ha nemmeno saputo farsi temere, come compete al Vicario di Cristo, Giudice di tutte le cose; forse invece ha temuto, temuto di non farcela, temuto di essere solo.

Ciò che gli è mancato, come a tutti i Papi postconciliari, è stata la chiara percezione della dignità del Papato, della grandezza del Papato, della natura di questo vero Impero spirituale e romano. Lo abbiamo sentito, il giovedì dopo le Ceneri, vantare ancora la propria opera di demolizione teologica ai tempi del Concilio, a fianco del Card. Frings, specie nella nuova dottrina della collegialità. Lo abbiamo sentito, fino all’ultimo, ammettere che lo stesso Frings sapeva che quanto andava predicando poteva costargli la porpora, altro che continuità!

E così, latore di un Papato privato di senso, incapace di riempire il vuoto dell’isitituzione con una personalità ingombrante come quella del suo predecessore, se ne è andato. Al di là dei motivi e delle qualità di Ratzinger, resta questo fatto: il Papa abdica, il mondo si sente solo, il cosmo è privo della sua sommità. La continuità della regalità sacra sull’Urbe, ammantata di forme plurimillenarie, dopo decenni di crisi profonda, si interrompe in modo violento e innaturale, portando di conseguenza smarrimento negli animi e nel cosmo stesso. Sono tempi veramente apocalittici, quando il sole si oscura e la luna non dà la sua luce, e le potenze dei cieli sono squassate. Sol e luna erano, nei tempi antichi, epiteti con i quali era acclamato il Papa, per imitazione dall’Imperatore Romano.

Il nuovo Papa ci pensi bene: se le cose non vanno, piuttosto che smettere di essere Papa, si provi un po’ a fare il Papa: scoprirà che funziona, e che le promesse di Gesù Cristo sono legate a quel fare.

 

 

 

 

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