Non volare troppo basso

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo (tratto dall’ultimo numero di “Le Seignadou”, il bollettino del Priorato “Saint-Joseph-des-Carmes”, nel sud della Francia) di don Michele Simoulin, già Rettore del Seminario di Ecône (1988-1996) e Superiore del Distretto italiano della FSSPX (1997-2004), che ringraziamo per la gentile concessione di pubblicarlo in versione italiana.

È nota a noi tutti la dichiarazione di mons. Lefebvre del 21 novembre 1974. Se l’abbiamo dimenticata, rileggiamola: non è invecchiata per niente. Anzi, è ancora più attuale di allora: è ancora oggi – e lo sarà senz’altro ancora per molto tempo – il fondamento della nostra posizione nella situazione attuale della Chiesa: «Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l’anima alla Roma cattolica, custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità. Rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neomodernista e neoprotestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e, dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite».

Non dimentichiamo, però, ciò che la dichiarazione dice subito dopo: «Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli».

Il nodo della questione, dunque, è la fede, scopo e ragion d’essere della Chiesa e del suo magistero. Mons. Lefebvre è molto chiaro e delinea con chiarezza l’oggetto ultimo della sua fedeltà: «la Roma cattolica, custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento di questa fede». Tutto il resto è secondario o appartiene semplicemente all’ordine dei mezzi, compresi il Papa, i sacramenti, la morale, la teologia, il catechismo, ecc. Tutto, perfino la Santa Chiesa, è al servizio della fede!

E così non dimentichiamoci dell’esortazione, piena di forza e di saggezza, di padre de Chivré a «non volare troppo basso». Si può facilmente cadere in una sorta di razionalismo che riduce le questioni di Chiesa a degli affari puramente umani. Forse abbiamo la cattiva abitudine di riferire tutto agli uomini – Papa, vescovi, sacerdoti… ai detentori dell’autorità nella Chiesa, a Roma, al Papa o a mons. Fellay – invece che a Dio e a Gesù Cristo. Mentre invece tutto passerà: anche la Chiesa e la Fraternità passeranno, «ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). Soltanto la Chiesa eterna, cioè la Santissima Trinità, può giustificare e meritare che si abbandoni tutto per servirla.

Avete mai riflettuto sulla prima preghiera del Canone della Messa, sulla prima preghiera prima della comunione o anche semplicemente su ciò che rispondono i fedeli all’Orate fratres? Si prega Dio per la Chiesa (e qui si tratta, chiaramente, della Chiesa militante). Questo indica chiaramente che la fonte di ogni bene si trova in Dio e non nella Chiesa. Al primo posto c’è Dio con suo Figlio Gesù Cristo, al quale si domanda appunto di benedire la Chiesa.

Senza dubbio, se ci riflettiamo un attimo, questa è un’evidenza sulla quale siamo tutti d’accordo. E tuttavia non la smettiamo di litigare come se il Papa fosse l’oggetto primario della nostra fede. A questo proposito mi è tornata in mente una riflessione che mi sembra di aver già citato: si tratta di un aneddoto tratto dalla corrispondenza di don Gérard Besançon († 1958). Scosso dalle sanzioni comminate da Pio XI contro l’Action Française (nel 1926), il sacerdote domandò al suo ex superiore spiritano, padre Le Floch: «Che devo fare?» e ne ricevette questa risposta (che trasmise poi alla sua famiglia, la quale conserva ancora il foglio ingiallito): «L’eresia che sta nascendo sarà la più pericolosa di tutte: essa consiste nell’esagerazione del rispetto dovuto al Papa e nell’estensione illegittima della sua infallibilità» (cfr. Introibo, n° 45, settembre 1984, p. 4).

Il Papa non è Gesù Cristo, e la Chiesa non è il corpo mistico del Pontefice romano. Non è il Papa che mi interessa, ma Gesù Cristo!

Se riferiamo ogni cosa a Gesù Cristo, come faceva così saggiamente mons. Lefebvre, vedremo tutto sotto un’altra luce, quella della fede. Egli, ed Egli solo, è il riferimento ultimo e il criterio di discernimento tra il vero e il falso, tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto… al di là anche della Chiesa e del Papa, di tutte le definizioni di fede e di tutti i concili.

Proprio come la congregazione delle nostre suore non è il corpo mistico della Superiora generale né la Fraternità il corpo mistico di mons. Fellay, la Chiesa non è il corpo mistico del Papa. Smettiamola di raziocinare, di “tagliare”, di distinguere e sotto-distinguere i concetti e le frasi di tutti e di ognuno, e rimettiamo tutto questo sotto la luce bella e forte della fede, più ancora che sotto quella delle affermazioni o definizioni della Chiesa; rimettiamo tutto sotto la luce della Rivelazione e del Vangelo, e allora avremo una visione delle cose più giusta. Alla base delle nostre dispute, in fondo, c’è semplicemente una mancanza di vita interiore, di vita di orazione, di contemplazione…

Invece di mettermi a disputare, preferisco rimandare i lettori ad un articolo luminoso di padre Calmel, intitolato: «La Chiesa e il Papa in tutti i tempi e nel nostro tempo» (pubblicato nella rivista Itinéraires, n° 173, maggio 1973). Lo si può riassumere in questa frase così efficace: «La Chiesa non è il corpo mistico del Papa», ma il «regno della grazia». Vi lascio un po’ “in sospeso” con questa breve citazione, ma vi invito a leggere tutto l’articolo*:

«La Chiesa non è il corpo mistico del papa; la Chiesa è, con il Papa, il corpo mistico di Cristo. Quando la vita interiore dei cristiani viene sempre maggiormente riferita a Gesù Cristo, non si cade mai nella disperazione, anche quando si soffre fino all’agonia per le mancanze di un Papa, che si tratti di Onorio I o dei Papi antagonisti della fine del Medio Evo; o che si tratti, fino al limite più estremo, di un Papa che viene meno al suo dovere secondo le nuove possibilità di venirne meno offerte dal modernismo».

«Quando Gesù Cristo è il principio e l’anima della loro vita interiore, i cristiani non sentono il bisogno di mentire a sé stessi riguardo alle mancanze di un Papa affinché non vengano messe in discussione le sue prerogative; sanno che queste mancanze non perverranno mai ad un punto tale che Gesù smetta di governare la sua Chiesa perché ostacolato dal farlo dal suo vicario. Un Papa di questo genere potrebbe senz’altro avvicinarsi al punto-limite, cioè al punto in cui, per cecità o per uno spirito chimerico o per un’illusione mortifera su un’eresia come il modernismo, la religione cristiana viene snaturata; ma anche un Papa che arrivasse fino a questo punto non potrebbe mai togliere al Signore Gesù il suo governo infallibile, in virtù del quale anche un Papa caduto nell’errore resta sempre nelle Sue mani e non arriverà mai a utilizzare l’autorità che ha ricevuto dall’alto per la perversione completa della fede».

«Una vita interiore riferita come si deve a Gesù Cristo e non al Papa, d’altronde, non può escludere il Papa, altrimenti non sarebbe più una vita interiore cristiana. Una vita interiore riferita come si deve al Signore Gesù include, dunque, il Vicario di Gesù Cristo e l’obbedienza a tale Vicario, ma Dio ha il primo posto; il che significa che questa obbedienza, lungi dall’essere incondizionata, deve essere sempre esercitata sotto la luce della fede teologale e della legge naturale».

In una delle sue lettere, padre Libermann raccontava che «san Giovanni Eudes dice nel suo libro “L’ammirabile Cuore della Santissima Madre di Dio” che il Cuore di Maria è una continua ostia di lodi e di adorazione di fronte alla Santissima Trinità, e dopo aggiunge che tutte le lodi e adorazioni dei santi si trovano racchiuse in questo Cuore, affinché, unite alle sue, siano più gradite alla Santissima Trinità». La Santissima Trinità! Ecco uno che volava a giusta quota.

La Fraternità ha reso omaggio al Cuore Immacolato di Maria a Fatima; ha fatto così ciò che i Papi non hanno fatto, senza pretendere con questo di sostituire i Papi e i Vescovi.

Il punto di riferimento della sua preghiera sono Gesù Cristo e la Madonna. È per questo che dobbiamo restare tranquilli, sereni e fiduciosi. Gesù Cristo ha vinto il mondo e alla fine il Cuore Immacolato trionferà.

 

 

 

 

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* Prossimamente sarà pubblicata sul nostro sito una versione italiana dell’articolo menzionato. (NdR)