Benedetto XVI ha auspicato, il 10 febbraio scorso, che il dialogo tra cattolici e luterani avanzi sulla base del Concilio Vaticano II (1962-1965) e passi dalla sfera «pratica» a un «ecumenismo spirituale». All’ultimo giorno del simposio con le confessioni protestanti organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il Papa ha auspicato  «una piena e unità visibile tra i cristiani».

Poco dopo l’udienza generale del mercoledì, il Sommo Pontefice ha ricevuto una delegazione della “chiesa” evangelica luterana degli Stati Uniti in un locale adiacente alla Sala Paolo VI. Fondata nel 1988, l’Evangelical lutherian church in America è affiliata alla Federazione luterana mondiale. Riunisce 4,7 milioni di fedeli ed è attualmente presieduta da Mark Hanson.

«Raccogliere i frutti di questo dialogo iniziato in seguito al Concilio Vaticano II è una missione importante», ha dichiarato il Santo Padre. «E per continuare a costruire su ciò che si è acquisito, è necessario un ecumenismo spirituale fondato sulla preghiera ardente e la conversione al Cristo, fonte di grazia e verità». Benedetto XVI ha concluso citando quanto detto da Giovanni Paolo II all’occasione di un incontro con i membri della “chiesa” luterana d’America nel 1985: «Rallegriamoci che un tale incontro possa avere luogo. Disponiamoci ad essere aperti al Signore, perché possa servirsi di questo incontro per i suoi fini, per permettere l’unità che desidera. Grazie dei vostri sforzi in favore della piena unità nella fede e nella carità».

Commento: Quest’ultima frase presa da Benedetto XVI al suo predecessore, direttamente nella linea dell’ecumenismo promosso dal Vaticano II, evoca la teoria dello «scambio di doni tra chiese chiese nella loro complementarità», come è stato sviluppato nell’enciclica Ut unum sint (n.57). Si tratta qui, in effetti, di chiedere ai luterani di portare il loro contributo all’opera di unità nella fede e nella carità che trascenderebbe i cattolici come i luterani. Ciò presuppone che la Chiesa cattolica non è integralmente depositaria del tesoro della Fede. A questo aveva già risposto a suo tempo la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio nel suo decreto De motione oecumenica del 20 dicembre 1949: «Si eviterà di parlare su questo punto in maniera tale che, ritornando alla Chiesa, i protestanti immaginino di portare a questa un elemento essenziale che le sarebbe fin qui mancato».

(Fonti: apic/vis – vedi DICI n°210 del 20/02/10)