Life chaindi Francesca Romana Poleggi

La settimana scorsa, a Toronto, in Canada, Faye Arellano è stata assalita, picchiata e mandata in ospedale: aveva partecipato a un incontro di preghiera silenziosa, organizzato dall’associazione Life Chain.

Appena lasciato il gruppo, mentre attraversava la strada con un rosario in una mano e nell’altra un cartello con scritto “La vita è il primo, inalienabile diritto”, un uomo l’ha aggredita a male parole, le ha tirato una bottiglia d’acqua in faccia, l’ha presa per i capelli, l’ha sbattuta in terra e l’ha minacciata con un coltello. Ne ha prese anche un ignoto soccorritore, che secondo i testimoni ha riportato una ferita di coltello ad una mano. Alla fine l’aggressore è stato arrestato dalla polizia.

Non è che i giornali ne abbiano parlato: ma si tratta di un episodio avvenuto lontano, in Canada…
Sabato scorso, a Melbourne in Australia, Bryan Kemper è stato aggredito, malmenato, preso a calci, mentre pregava durante la “March for the Babies” (marcia per i bimbi), che ricordava il triste anniversario dell’emanazione della legge che dal 2008 consente l’aborto fino alla fine della gravidanza.

Kemper, che è il fondatore dei Prolife Stand True Ministries, un gruppo collegato a Priests for Life, ha detto a  LifeSiteNews.com  che una contro manifestazione di circa 200 “pro choice” (ma siamo sicuri di poterla chiamare in un modo così innocuo, “per la scelta”?) ha assalito, malmenato e calpestato parecchi altri partecipanti alla marcia, tra cui anche due deputati, Bernie Finn  e Andrew Elsbury.

Inizialmente gli abortisti hanno impedito alla marcia di procedere. Allora i pro life si sono seduti in preghiera, e poi hanno cercato di riprendere la marcia cambiando percorso: allora è avvenuta l’aggressione corpo a corpo. Kemper ha chiesto ai suoi di non reagire con la violenza, ma con la preghiera.

Ciò che rende il fatto ancor più grave è che la polizia stava lì a guardare, senza muovere un dito.

L’organizzatrice della contro manifestazione abortista, Liz Walsh, ha ammesso che c’è stato qualche “piccolo disordine” perché “non volevamo essere intimiditi  da gente che vuole far vergognare le donne che hanno il controllo della loro vita riproduttiva” (si può leggere la dichiarazione che ha fatto a  Sky News. Il link al video non funziona…. Sarà una coincidenza!).

La sera prima della marcia un raid di abortisti aveva interrotto una conferenza di Kemper, urlando e insultando. Erano rimasti spiazzati, però, perché il relatore li aveva con calma invitati a sedere, a mangiare e bere, e a discutere pacificamente.

Dobbiamo commentare questi fatti? LifeSitenews chiede di scrivere al governo Australiano lettere di protesta, soprattutto perché vengano presi provvedimenti nei confronti dei responsabili dell’inerzia delle forze dell’ordine.

A noi la cosa può interessare?… ma tanto l’Australia è lontana, no?

Fonte: www.prolifenews.it

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