mons. Lefebvre nel suo studioItinerario Spirituale.

Seguendo San Tommaso d'Aquino nella sua Somma teologica.

brani scelti

 

Capitolo VI - Gesù Cristo - Per mezzo del quale si realizza il ritorno dell'uomo a Dio (B3)

[Tre grazie particolari adornano l’anima e il corpo di Gesù fin dalla sua concezione nel seno della Vergine Maria e fin dall’infusione dell’anima nel corpo che Gli è preparato.]

3 - [Alla grazia «gratum faciens», fonte della santità dell’anima e del corpo di Gesù, venivano ancora ad aggiungersi tutte] Le grazie «gratis datæ» di cui ha goduto Gesù per compiere la sua missione unica di Salvatore, di Santificatore, di Glorificatore: grazie di guarigioni, di miracoli, di prodigi, del parlare in lingue, dell’interpretazione dei discorsi e soprattutto della profezia, essendo Gesù il Profeta per la sua natura divina e umana. Dopo Gesù non ci saranno più profeti, ma gli apostoli, essendo gli strumenti del Profeta, costituiranno con la Tradizione e la Scrittura il deposito della fede, che sarà chiuso alla morte dell’ultimo degli apostoli. I succes­sori degli apostoli non avranno più altro da fare che trasmettere fedelmente ed esattamente le verità contenute in tale deposito. Al periodo profetico succederà il periodo dogmatico, durante il quale i papi e i vescovi avranno il compito di conservare e di trasmettere il deposito, senza alterazioni, «in eodem sensu et eadem sententia», fino alla fine dei tempi. Così appare come fondamentale il giusto concetto di Gesù Profeta.

Il corpo di Gesù possedeva anche doni meravigliosi di miracolo: esso avrebbe dovuto essere glorioso, come conseguenza della visione beatifica, ma è per un ulteriore miracolo che Gesù non manifestò la gloria del Suo Corpo, tranne nel giorno della sua Trasfigurazione e della sua Resurrezione. Tutto il Vangelo manifesta la potenza del Corpo di Gesù. Anche durante la sua sepoltura il corpo di Gesù incorruttibile restò unito al Verbo, che gli rese la sua anima e lo risuscitò.

La grazia santificante di Gesù è fonte così abbondante ed unica di salvezza, che porta a buon diritto un nome che è proprio di nostro Signore: «Gratia Capitis», la grazia del capo o testa, che esprime così con evidenza che, in ultima analisi, è a Gesù Cristo solo o al Figlio di Dio incarnato che tutto si riferisce e ritorna, nell’azione salvifica o nell’azione che è finalizzata al bene soprannaturale. «Non est in alio aliquo salus»; non c’è salvezza fuori di Nostro Signore. È dunque su questo principio della grazia capitale di nostro Signore che si baserà l’azione di tutti quelli che lavorano per la salvezza delle anime. Qualunque cosa si faccia senza nessuna relazione diretta o indiretta con nostro Signore è inutile e non serve a niente per la salvezza.

Questo sarà anche un principio guida della nostra pastorale, sforzandoci di tutto soprannaturalizzare con la preghiera, la carità, evitando di far entrare nelle nostre attività troppi partecipanti che manifesterebbero la loro opposizione a ogni gesto religioso e cristiano. Altra cosa è accettare quelli che hanno buone disposizioni, ma che sono ignoranti e possono convertirsi a Nostro Signore.

Essendo tutto ordinato nel piano di Dio alla salvezza delle anime per mezzo di Gesù Cristo, e per mezzo di Lui soltanto, incoraggeremo in ogni campo, sociale, politico, economico, familiare, quelli che si sforzano di regolare la loro azione sulla Legge naturale e soprannaturale di Nostro Signore. Poiché Nostro Signore domina tutto, la Sua Legge deve essere quella di tutte le nazioni e di tutti gli uomini, senza eccezione.

Nel tempo, come nell’eternità, il regno di Satana si oppone a quello di Nostro Signore. Satana non è il capo dei malvagi, nel senso che egli possa interiormente comunicare il male, così come Gesù Cristo comunica il bene, ma lo è nel senso che nell’ordine del governo esteriore egli tende a distogliere gli uomini da Dio, come Gesù Cristo tende a indirizzarli a Lui, e nel senso che tutti coloro che peccano imitano la ribellione di Satana e il suo orgoglio, come i buoni imitano la sottomissione e l’obbe­dienza di Gesù Cristo (IIIa q.8 a.7). Non sarà mai detta l’ultima parola sulla lotta dei buoni e dei malvagi lungo gli avvenimenti della storia, finché non la si ricondurrà alla lotta personale e sempre irriducibile tra Satana e Gesù Cristo.

Quale dovere s’impone ad ogni uomo davanti a questa lotta fondamentale e irriducibile dei due opposti capi dell’umanità? Il dovere di non patteggiare giammai, in qualsiasi cosa, con ciò che è di Satana e dei suoi satelliti e di schierarsi sotto lo stendardo di Gesù Cristo, per restarvi sempre e combattere coraggiosamente (Pègues, pag. 383).

Dal momento che i benefici della grazia santificante ci pervengono dalle mani dei sacerdoti e della Chiesa cattolica, guardiamoci dal dimenticare che ogni grazia, ogni aumento di grazia, ci viene da Gesù, sorgente inesauribile di grazia, e non può venire che da Lui, nostro unico Salvatore.

Questa realtà della vita divina di Gesù, che circola nelle nostre anime e nei nostri corpi, deve essere per noi una fonte di ringraziamento incessante e anche una sorgente di vigilanza attiva per non lasciare le nostre lampade vuote come quelle delle vergini stolte.

Meditiamo e contempliamo il trafitto Cuore di Gesù, dal quale sgorgano le fonti della vita eterna!