mons. Lefebvre nel suo studioItinerario Spirituale.

Seguendo San Tommaso d'Aquino nella sua Somma teologica.

brani scelti

 

Capitolo VI - Gesù Cristo - Per mezzo del quale si realizza il ritorno dell'uomo a Dio (B1)

Tre grazie particolari adornano l’anima e il corpo di Gesù fin dalla sua concezione nel seno della Vergine Maria e fin dall’infusione dell’anima nel corpo che Gli è preparato.

1 – La prima grazia, che è anche la fonte delle altre due, è unica in tutta la Creazione. Per la sua decisione eterna d’unire alla sua persona un’anima e un corpo, Dio Verbo comunicò ad esse in maniera ineffabile e misteriosa la sua stessa divinità, in tutta la misura in cui esse, per Volontà divina, erano capaci di riceverla. È la grazia detta dell’unione ipostatica, che conferisce a quest’anima e a questo corpo una dignità divina. Tutti gli atti di quest’anima e di questo corpo saranno divini, attribuiti a Dio che assume la responsabilità di tutta l’attività di quest’anima e di questo corpo.

Questa grazia d’unione conferisce naturalmente, e necessariamente, alla persona che vive in tale natura umana, dei titoli unici: Mediatore, Salvatore, Sacerdote e Re. Ogni mediazione, ogni sacerdozio, ogni regalità tra le creature non potranno essere che partecipazioni di queste proprietà, che sono i gioielli naturali e propri di nostro Signore Gesù Cristo.

Come non constatare allora la sublimità del nostro sacerdozio, che è una partecipazione a questa grazia d’unione propria di Nostro Signore? È in effetti con il suo sacerdozio che Nostro Signore eserciterà la sua mediazione, il suo ruolo di Salvatore, e l’atto essenziale del suo sacerdozio sarà il suo sacrificio del Calvario per mezzo del quale ci sono meritate tutte le grazie della salvezza. La Croce appariva già, a causa di questa grazia d’unione, come il segno dell’immolazione del suo corpo divino e dell’offerta della sua santa anima a Suo Padre, in una preghiera sommamente efficace. Sarà questa l’essenza della sua eredità trasmessa alla Chiesa: il suo sacrificio eucaristico e propiziatorio, continuato sugli altari dagli eletti che parteciperanno del suo unico sacerdozio.

Che i seminaristi, i sacerdoti e i vescovi possano trovare la comprensione del loro sacerdozio in queste poche verità fondamentali sulla grazia d’unione in Nostro Signore e stimare nel suo giusto valore la sublimità dell’eredità che loro è affidata e che deve essere la fonte della loro santificazione e la sorgente del loro apostolato: l’atto del sacrificio. Essendo questo l’atto costitutivo del sacramento dell’Eucaristia, la vita di Cristo Sacerdote e Vittima, che deve essere la loro vita interiore, è anche quella del loro ministero: dare Gesù alle anime.

(Questa unione indissolubile del sacrificio e del sacramento, che il Verbo incarnato ha voluto nella sua Sapienza, è precisamente ciò che i protestanti respingono e che i novatori del Vaticano II hanno praticamente fatto scomparire con l’ecumenismo!).