dal libro

Lo hanno detronizzato.

Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare.

brani scelti

 

 

 

Prima Parte - Il Liberalismo. Principi ed applicazioni.

Capitolo IV - La Legge opprime la Libertà? - seguito -

 

 Ordine naturale e legge naturale

 Ma prima vorrei insistere sull’esistenza dell’ordine naturale e della legge naturale, giacché i liberali consentono sì ad ammettere delle leggi, ma leggi che l’uomo stesso ha forgiato, mentre rifiutano ogni ordine (o ordinazione o ordinamento) e ogni legge di cui l’uomo non sia l’autore!

 Ora, che ci sia un ordine naturale concepito dal Creatore per la natura minerale, vegetale, animale, e anche per la natura umana, è una verità scientifica. Nessuno studioso penserà di negare l’esistenza di leggi iscritte nella natura delle cose e degli uomini. In cosa consiste infatti la ricerca scientifica, per la quale si spendono miliardi? Cos’è, se non la ricerca di leggi? Si parla spesso di invenzioni scientifiche, ma si sbaglia: non si è inventato nulla, si sono solo scoperte e utilizzate delle leggi. Queste leggi che si scoprono, questi rapporti costanti fra le cose, non sono gli scienziati che le creano. La stessa cosa vale per le leggi della medicina che regolano la salute, per le leggi della psicologia che regolano l’azione pienamente umana: queste leggi, ne convengono tutti, l’uomo non le pone, le trova già poste nella natura umana. Ma quando si tratta di trovare le leggi morali che regolano le azioni umane in rapporto con le grandi finalità dell’uomo, allora i liberali non parlano che di pluralismo, di creatività, di spontaneità, di libertà; secondo loro, ciascuno o ciascuna scuola filosofica ha la capacità di costruirsi autonomamente la propria etica, come se l’uomo, nella parte razionale e volontaria della sua natura, non fosse una creatura di Dio!

 L’anima umana si è dunque fatta da sola, o si fa da sola? Eppure è evidente che le anime, malgrado tutta la loro complessità e malgrado tutte le loro differenze, sono tagliate sullo stesso modello, hanno la medesima natura. Si tratti dell’anima di uno Zulù dell’Africa del Sud, o di un Maori della Nuova Zelanda, si tratti di un san Tommaso d’Aquino o di un Lenin, avete sempre da fare con un’anima umana.

 Un paragone vi farà adesso comprendere quel che voglio dire: oggi non si acquista un oggetto un po’ complicato, come una lavatrice, una fotocopiatrice, un calcolatore, senza chiederne il modo d’uso. C’è sempre una legge per servirsene, una regola che spiega l’esatto uso di questo oggetto per riuscire a fargli compiere correttamente il suo lavoro, per farlo giungere al suo fine, direi io. E questa regola è fatta da colui che ha concepito la macchina in questione, non dalla massaia che si credesse libera di giocare con tutti i tasti e tutti i bottoni! Allora, con le dovute proporzioni, accade la stessa cosa con la nostra anima e il Buon Dio! Dio ci dà un’anima, la crea, dunque necessariamente ci dà delle leggi: ci dà il modo di servircene per conseguire i nostri fini, soprattutto il nostro fine ultimo che è Dio stesso, conosciuto e amato nella vita eterna.

 Ah, non se ne parla nemmeno! strillano i liberali; è l’uomo che deve creare le leggi dell’anima umana. Non stupiamoci dunque che dell’uomo si faccia uno squilibrato, a forza di farlo vivere in maniera contraria alle leggi della sua natura. Immaginate degli alberi che volessero sottrarsi alle leggi della vegetazione: morirebbero, è chiaro! Alberi che rinunciassero a far salire la loro linfa, o uccelli che si rifiutassero di cercare il loro nutrimento perché questa contingenza dispiace loro: ebbene, morirebbero. Non seguire la loro legge, quella che detta il loro istinto naturale, è la morte! E badate che l’uomo non segue affatto un istinto cieco come gli animali: Dio ci ha accordato l’immenso beneficio della ragione, grazie alla quale noi abbiamo l’intelligenza della legge che ci regola, al fine di dirigerci da soli, liberamente, verso il fine, ma non senza applicare la legge! La legge eterna e la legge naturale, la legge soprannaturale, poi le altre leggi che derivano dalle prime: le leggi umane, civili o ecclesiastiche, tutte queste leggi sono per il nostro bene, la nostra felicità è lì. Senza un ordine stabilito in anticipo da Dio, senza leggi, la libertà sarebbe per l’uomo un dono avvelenato. Questa è la concezione realista sull’uomo, che la Chiesa difende per quel che può contro i liberali. L’onore del grande Papa Pio XII fu specialmente quello di essere stato, dinanzi agli attacchi del liberalismo contemporaneo, il campione dell’ordine naturale e cristiano.

 Per ritornare alla libertà, possiamo dire in poche parole che la libertà non si comprende senza la legge: sono due realtà strettamente correlate, che sarebbe assurdo separare e contrapporre:

 «nella legge eterna sta infine tutta la regola della vera libertà non pur dei privati, ma altresì degli Stati» (32).

 

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 32) Enciclica Libertas, PIN 184.

 

 

 

 

 

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