Cardinal Koch di don Pierpaolo Petrucci

Il 18 gennaio è cominciata la settimana di preghiera che tradizionalmente si faceva per il ritorno dei cristiani separati all’unità della Chiesa cattolica.
In seguito al Concilio Vaticano II il fine di questa iniziativa è stato totalmente stravolto in nome dell’ecumenismo.

Non si parla più di ritorno all’unità cattolica per coloro che se ne sono allontanati, ma di ritrovare una unità che la stessa Chiesa avrebbe perduto, dimenticando che essere “una” nella fede, nel culto e nella gerarchia è una nota teologica proprio della Chiesa cattolica, unica fondata da Gesù Cristo, e che tale nota si perde proprio separandosi da essa.

Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, intervistato in questa occasione dalla Radio Vaticana ribadisce purtroppo dei concetti totalmente estranei alla dottrina tradizionale, lasciando credere che la Chiesa abbia perso la sua unità a causa di coloro che l’hanno abbandonata fondando altre religioni come gli ortodossi, i protestanti e lo stesso giudaismo che rigettò Gesù Cristo.

Sono gravi errori che denotano una profonda mancanza di carità in coloro che sono nelle tenebre dell’eresia e paralizzano la forza soprannaturale che la Chiesa ha di strappare le anime dall’errore e condurle alla vera fede ed alla vita soprannaturale.

Gioverà a tale proposito  rifarsi al magistero perenne della Chiesa, vero raggio di sole nell’oscurità di questa crisi nella Chiesa e rileggere l’enciclica di Pio XI Mortalium animos che condanna ante litteram tali falsi principi. Pio XI, vi descriveva gli sforzi degli «ecumenici» in un modo che resta molto attuale e che riassumiamo in alcune citazioni.

«Persuasi che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione».

«Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo».

 «Chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio».

«Non si può altrimenti favorire l’unità dei cristiani che procurando il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale essi un giorno infelicemente si allontanarono»[1].

Questo è l'insegnamento tradizionale e perenne della Chiesa che nessun Concilio e nessun pontefice potrà mai cambiare. Ad esso è importante riferirsi costantemente per conservare la fede in quest'epoca in cui "il fumo di Satana è penetrato nel tempio di Dio".

[1] Pio XI, Enciclica Mortalium animos (6 gennaio 1928).

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